Raffica di balzelli dagli enti locali

martedì 3 luglio 2012


«Questa mattina siamo convocati dal presidente Monti, ci illustrerà le linee operative della spending review, e mi auguro che attraverso la sua revisione si possa veramente accumulare quei fondi che ci permettano da un lato di ridurre la pressione fiscale, e dall’altro di poter riprendere a fare investimenti nella direzione della crescita e dello sviluppo», afferma speranzoso il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi. «Noi - aggiunge Squinzi - abbiamo bisogno di una riduzione di tasse. Il total tax rate in Italia è al 68,5% contro il 46,7% in Germania, il 37% nel Regno Unito, il 52% in Svizzera. Quindi - rileva Squinzi - le nostre imprese hanno un fardello sulle spalle, e lo hanno pagato in termini di incapacità di crescere e di produttività. Questa è una situazione contro cui non riusciamo più a combattere».

Evidentemente Squinzi ignora che la caccia a mettere nuovi e sempre più onerosi balzelli è ormai la principale occupazione di comuni, province e regioni. A conti fatti il “tax rate” in Italia potrebbe entro fine 2012 raggiungere il 70%: questo significa che la “spending review” difficilmente potrà applicarsi negli enti locali. Con molta probabilità la revisione della spesa sarà applicabile nelle sole sedi romane dei ministeri, non riuscendo ad incidere per nulla sulla miriade d’enti locali e società parapubbliche che vessano senza limite alcuno. Da Bolzano a Foggia, da Torino a Palermo, passando per Capri è tutto un rifiorire di nuove tasse. L’Imu viene considerata insufficiente. Così per i cittadini della Capitanata è scattato l’aumento dell’addizionale Rc auto da parte dell’amministrazione provinciale di Foggia: ulteriore pesante stangata che si poteva evitare. Gli automobilisti foggiani sono già tra i più penalizzati del Paese, pagano alle compagnie assicurative le polizze più elevate d’Italia: Cisl e Adiconsum provinciale di Foggia protestano inutilmente, la decisione è stata presa in maniera irrevocabile dalla giunta provinciale, che ha deciso d’applicare l’aliquota massima del 16 per cento dall’anno 2012 (rispetto al 12,50% in vigore in tutt’Italia). Un vero furto. Il presidente provinciale di Adiconsum, Giuseppe Potenza, non ha dubbi: «È un meccanismo perverso, inarrestabile, nessuno riesce a fermare l’amministrazione provinciale di Foggia».

Intanto tutte le città costiere salutano con controlli fiscali i turisti, tutti considerati possibili evasori della “tassa di soggiorno”. A Capri con l’estate è arrivata la tassa sullo sbarco: a partire dal primo luglio i turisti pagheranno un sovraprezzo (a partire da euro 1,50) sul costo del biglietto di viaggio per l’isola. Tassa che verrà comunque applicata in tutte le località balneari, e perché la maggiorazione andrà applicata su accesso a spiagge, prezzo di alberghi e pensioni, uso di lettini e ombrelloni, consumazione di pranzi e cene nei ristoranti, servizio a bar e gelaterie. A fine giornata il turista avrà speso il doppio del residente. Se Capri e Anacapri hanno deciso di rimpinguare le casse comunali con denaro fresco e immediatamente disponibile, altre città di mare contano di poter usare le tasse sul turismo aggirando il vincolo di bilancio. Come prevedibile le tasse sul turismo hanno provocato malumori fra i villeggianti presi di sorpresa: vere e proprie imboscate delle amministrazioni. Anche perché tour operator e albergatori stanno evitando di pubblicizzare il balzello per scongiurare la fuga della clientela.

Nemmeno in montagna o in campagna si sfugge alla mannaia tassatoria. Pensate che  il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia ha varato tasse più alte per i cittadini dei comuni più piccoli, ritenendoli ameni ed appetibili per le vacanze.

Così, per l’assestamento di bilancio, sono cambiati in Friuli i criteri per il trasferimento delle risorse agli enti locali: oggi i piccoli comuni della regione del Nord Italia hanno titolo a supertassare località ridenti, turistiche. Peccato che tra le località amene siano finite Sacile e Monfalcone, sedi di raffinerie ed industrie.

E cosa potrà mai fare il governo Monti per frenare l’avidità degli enti locali? Perfettamente nulla, perché non può permettersi che venga inceppata la cinghia di trasmissione dell’Imu.

«Gli incassi Imu che si vanno delineando sia per lo Stato che per i Comuni richiedono un immediato confronto fra Stato e parti sociali interessate», chiede invano il presidente di Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani. «Una volta controllati i dati ufficiali, potrà seriamente valutarsi - affermano da Confedilizia - la possibilità di una revisione del carico tributario che si profila anche sulla base del quadro delle aliquote che i Comuni stanno deliberando al rialzo. Così come si potranno in ogni caso agevolare i contribuenti sul calcolo, e i relativi tempi, del saldo, oltre che sulle modalità del suo pagamento. Occorre assolutamente evitare che il calcolo possa essere fatto solo a pochi giorni dalla scadenza del termine per il pagamento, come avverrebbe se l’attuale normativa non venisse modificata». Ma la difficoltà di pagare ogni tassa, soprattutto il complicato modo di calcolare il balzello, permette a stato ed enti locali di raggranellare un ulteriore 20% attraverso multe ed interessi su errori “formali e sostanziali” nella compilazione dei modelli F24. Per chi non se ne fosse accorto, in Italia è ormai stato raggiunto il prezzo di fuga, e questo significa che più del 60% dei giovani tra i 18 ed i 30 anni sceglierà d’emigrare, e per non pagare una così alta dazione ad un paese che offre davvero poco.


di Ruggiero Capone