Vince la Spagna? Vincono le banche

sabato 30 giugno 2012


L’Italia aveva un disperato bisogno di Supermario. Ieri sera ne ha avuti addirittura due. Quello che ha rifilato due tremende castagne alla nazionale tedesca, regalandoci l’immagine di un torso nudo scolpito e la finale degli Europei, e quello che più sobriamente ha preferito tenere addosso camicia e cravatta, ma portare a casa un po’ di ossigeno per l’economia nazionale. Certo, chi può festeggiare davvero è la Spagna, che torna dal vertice assieme ad un viatico di tutto rispetto per il suo traballante sistema bancario. Ma i punti a favore del premier non sono pochi. Il più importante si chiama scudo anti spread.

Il concetto è semplice: il presidente del consiglio chiedeva un meccanismo di sostegno in favore di quei “paesi virtuosi” (come l’Italia) che nonostante le riforme, i sacrifici e il rigore continuano ad essere bersaglio della speculazione e non vedono risultati sul fronte del differenziale di rendimento tra i propri titoli di stato e quelli tedeschi, il famigerato spread. L’obiettivo è stato (quasi) raggiunto: adesso il fondo salva-stati potrà intervenire per comprare in gran copia i titoli del paese in questione, arginando il rischio di aumento vertiginoso del differenziale e, assieme a questo, anche quello dei tassi di interesse. Il “quasi” è dovuto al fatto che mentre Monti si augurava un intervento automatico del fondo, l’Efsf (European Financial Stability Facility) ora, e l’Esm (European Stability Mechanism) a partire da metà luglio, è riuscito ad ottenere soltanto un meccanismo “a chiamata”. Sarà infatti il singolo stato a dover tirare per la giacchetta il fondo nel momento del bisogno. In cambio, lo stato dovrà sottoscrivere un memorandum di impegni. Il quale però, in sostanza, finisce per non mettere più di tanto i bastoni tra le ruote: basta infatti continuare a mantenere gli impegni già presi, senza uscire dal seminato. A gestire l’azione di calmieri super partes del tandem Esm/Efsf, sarà direttamente la Banca centrale europea.

Detta così sembra una conquista di poco conto: in fondo, si può obiettare, l’Efsf e il futuro Esm non fanno poi quel grosso favore all’Italia acquistandone titoli che aumentano il debito e procurano sostanziosi interessi a chi li compra. Vero. Ma certe boccate d’ossigeno in momenti di crisi come questo sono molto rari e, quando capitano, possono costare carissimo, specie se le fluttuazioni dei tassi sono determinate da chi nel mercato dei titoli approfitta della crisi per tenere sulla corda anche quegli stati che fanno i compiti a casa. In secondo luogo, per ottenere l’impegno del fondo salva-stati, Monti ha dovuto lottare contro una Merkel molto più agguerrita del tronfio ma inconcludente 11 di  Joachim Löw. 

Mario Monti l’ha spuntata grazie al prezioso supporto del premier spagnolo Mariano Rajoy, assieme al quale è stato bravissimo a mettersi di traverso su provvedimenti che a entrambi i paesi facevano comunque comodo: i 120 miliardi di investimenti per il piano crescita, e la tassa sulle transazioni finanziarie, la cosiddetta Tobin Tax. Un bluff riuscito, dato che poi i provvedimenti di cui sopra sono stati adottati entrambi.

E la Spagna? In questo vertice da anticamera dell’apocalisse, correva il serio rischio di essere messa in mezzo e pagare per tutti. Invece ha puntato i piedi e ha dettato le regole. Ottenendo il risultato più premiante di tutti: la ricapitalizzazione diretta delle banche da parte del fondo salva-stati, che erogherà gli aiuti direttamente agli istituti di credito senza passare dagli stati. 

Forse, a conti fatti, i veri campioni d’Europa di questo vertice Euco non sono state né l’Italia di Monti né la Spagna di Rajoy, che pure il “muro di Berlino” made in Merkel sono riuscite ad abbatterlo a suon di veti. Chi ha vinto davvero sono state le banche, che per l’ennesima volta si vedranno recapitare dall’Europa un’altra valanga di soldi facili. Almeno, stavolta, l’impegno a risanarsi dovranno prenderlo per iscritto. Quello di ridare stimolo alle imprese, invece, che stava alla base delle precedenti erogazioni, non l’aveva messo nero su bianco nessuno. E difatti nessuno l’ha messo in pratica.


di Luca Pautasso