martedì 26 giugno 2012
Il Pierferdi non perde tempo nel delineare il suo obiettivo: un deciso sì all’accordo coi progressisti e col Pd. Dietro, l’idea del compromesso storico, della grosse-koalition alla tedesca, dell’accordo tra le forze di buona volontà del Pse e del Ppe a fare da cornice al matrimonio.
Ultimamente Casini non va per il sottile e l’intervista rilasciata al Corriere della Sera dà adito a pochi dubbi: «Con Berlusconi si rischia di andare alle elezioni ad ottobre. Ha ricominciato a dare le carte spingendo il Pdl verso la deriva del populismo». Fumi di guerra provengono da via del Plebiscito.
In casa democrats invece, dice il leader Udc, si sta meglio: «La solidità del gruppo dirigente del Pd è più forte di quella del Pdl». Porta chiusa quindi ad ogni tentativo di dialogo con i pidiellini, sono roba morta, sepolta, casinara. Non che però Casini veda sola luce a Sant’Andrea delle Fratte, i democratici devono fare le primarie, c’è Renzi che incombe. Ma Pier lo tratta così: «Renzi è un ragazzo intelligente e simpatico. Gioca l’eterna partita giovani contro vecchi.
Lo capisco bene, dicevo le stesse cose anche io tanti anni fa. Ma capisco il corpo del Pd che lo respinge. Renzi, obiettivamente, per molti aspetti è alla mia destra. Basti pensare alla beatificazione di Marchionne». Insomma il leader dell’Udc traccia una linea di demarcazione in un modo talmente chiaro che quasi non gli appartiene, nel suo solito modo di parlare un po’ paludato e sempre attento a misurare gli equilibri.
Fuori i personalismi: fuori il croupier Berlusconi, fuori il giovane irrequieto Renzi, in pratica tacciato di essere come quei ragazzini con le malattie esantematiche. Adesso è nervosetto e un po’ intrattabile, ma poi gli passa. Sempre che finisca di fare il destrorso, lui e quella santificazione di Marchionne.
Il problema posto da Casini in realtà non è di poco conto. Se c’è un personaggio dentro al Pd che può impensierire seriamente Bersani, questo è proprio Renzi. E forse Pier Ferdi se lo augura pure, perché la sua idea di fondo è quella di scompaginare tanto tra i moderati a sinistra quanto tra quelli a destra, riportarli tra le sue braccia, dare vita ad un qualcosa nuovo. Lo dice in coda: «Non c’è bisogno di un nuovo partito cattolico. C’è bisogno di un partito che sulle grandi questioni del Paese sappia esprimere e difendere i valori cristiani. Un partito di cattolici e laici, di politici e professori, di nuovi e di vecchi. Stiamo cercando di costruirlo. Ci sarà una nuova offerta politica alle prossime elezioni». È tutta qui la proposta di grossa coalizione casiniana, in pratica il partito degli illuminati e degli uomini di buona volontà.
Quella buona volontà che Renzi non ha ancora mai dimostrato verso un discorso del genere e che potrebbe definitivamente far cedere le pareti laterali che tengono a galla il multiforme Pd. Casini la mette sull’accordo con Bersani ma nel successo di Renzi, l’anti grosse-koalition, in fondo in fondo, ci spera.
di Enrico Strina