Il Pdl attende Monti al varco

martedì 26 giugno 2012


“Monti torni con risultati concreti dal Consiglio europeo del 28 e 29 giugno. Se si ripresenta a Roma a mani vuote, il voto ad ottobre è l’ipotesi più probabile”. Questo è l’umore che serpeggia nella maggioranza del Popolo della libertà. Nonostante i suoi più stretti collaboratori segnalino che da alcuni giorni la linea di Silvio Berlusconi sarebbe attendista nei confronti del governo, sarà difficile evitare il “tana libera tutti” nel caso di un flop di Monti all’eurovertice. E se è assodato che la pazienza degli azzurri sia arrivata ad un limite di guardia, meno chiari sono risultati finora gli obiettivi che il presidente del Consiglio dovrà conseguire in Europa per ammansire i più riottosi tra i sostenitori della sua maggioranza. È la mozione sulla quale il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto ha chiesto il voto all’Aula in vista del summit a fissare i paletti. Un testo che reca significativamente in calce i nomi di Franco Frattini e Renato Brunetta. Il primo capofila dell’ala governativa del partito, il secondo tra i più critici. Un segnale che non fa dormire sonni tranquilli a Palazzo Chigi. Dieci punti dei quali i diplomatici del governo si dovranno fare carico se non vorranno traslocare anzitempo.

Sono precise e circostanziate le richieste di Cicchitto&co. Che il partito ritiene vincolanti per il governo, che passi la mozione o meno. Anzitutto l’esecutivo si deve impegnare a «creare un’unione bancaria dell’area euro, che preveda un fondo europeo di garanzia sui depositi bancari» e ad «attivare con effetto immediato i project bond europei». Strumenti da «coordinare con il potenziamento degli interventi della Banca europea degli investimenti». Misure da attuare nell’immediato. Ma, a parere degli strateghi del Pdl, occorre mettere un’ipoteca anche sul futuro: «Occorre sostenere un dibattito politico per un’unione politica dell’area euro».  Oltre che riformare il ruolo della Bce, che deve assumersi l’onere di prestatore di ultima istanza. Tra i desiderata di Cicchitto anche una tutela al modo delle imprese, alle quali va «garantito il credito». Ma gli strateghi pidiellini sono andati oltre: «Bisogna insistere – affermano - nel sostegno a criteri europei per lo scorporo strutturale di alcune categorie di investimento, di riconosciuto interesse comune, dal computo del deficit dei paesi membri».

«Definire tempi certi per il completamento del mercato interno» e «proporre, secondo la tradizione europeistica italiana, una più forte prospettiva di Europa solidale» sono le ultime due richieste del partito del Cavaliere a Monti. Un impegno di vasta portata, quello che dovrà assumersi il governo. Al contempo preciso nei suoi punti prefissati, ma flessibile nelle risposte che potrebbe considerare soddisfacenti. «Anche un parziale accoglimento dei punti potrebbe essere sufficiente per scongiurare una crisi di governo» confida una fonte pidiellina. Che però avverte: «Se il premier tornerà senza nulla in mano, la situazione potrebbe diventare del tutto imprevedibile».


di Pietro Salvatori