Pd: caos primarie, si rischia il pasticcio

mercoledì 13 giugno 2012


«Alle primarie io ci sarò. E quella sarà l'occasione per confrontare le nostre idee sulla politica e sulla società». Parola di Nichi Vendola. Il leader di Sel infatti non solo annuncia la sua presenza alle primarie del centrosinistra, ma addirittura ne rilancia il ruolo di agorà programmatica, di crocevia di idee: un quasi congresso di area o di coalizione.

E di certo verso sinistra c'è necessità di idee chiare. Di certo c'è solo il quadro generale della situazione: Bersani litiga con Di Pietro e cerca la via dell'accordo moderato, Vendola sui moderati spara a zero e perdona con toni da parroco di provincia le ultime uscite del numero uno dell'Idv. E la confusione non finisce qui: anche sulla forma di partito di domani non si capisce quale sia la strada maestra. Ricordato che Vendola usa ancora termini "normali" come «centrosinistra» e «sinistre», aprendo ad una fusione dei gruppi parlamentari di tutte le forze dello schieramento, Bersani invece evita accuratamente di parlare di coalizioni. Piuttosto preferisce continuare a prender tempo, aprendo a società civili, liste civiche, pensatori liberi, tecnici politicizzati.

Il segretario Democratico attacca ancora il sistema elettorale: «Cancellare il Porcellum, andare verso il doppio turno» è il mantra a Largo del Nazareno, ma sembra un urlo lanciato in una grotta vuota. A complicare il quadro bersaniano c'è pure l'opposizione interna, dato che Renzi non sembra voler fare passi indietro. Sfrutta ogni occasione per dire che lui alle primarie ci sarà, figurarsi se si lascia sfuggire questa gustosissima occasione per essere protagonista, ché tanto lui odia stare sotto le luci dei riflettori. Il sindaco di Firenze è pronto a sguinzagliare tutti i suoi amici sfasciacarrozze per lanciare la sfida al segretario, ma avverte: «Non abbandono Firenze per fare il parlamentare schiacciatasti». Il problema per Bersani quindi non solo è di collocazione politica del partito, in un momento in cui Vendola tira da una parte e gli altri Democrats tirano in direzioni diverse: c'è chi vorrebbe dialogare col governatore della Puglia e chi con Casini, su cui però Nichi ha messo un veto abbastanza importante, almeno al momento.

La grossa crisi per Bersani viene anche da un problema di leadership pura: volente o nolente il segretario Pd deve riconoscere che sta per scontrarsi contro due titani della politica della personalità. Gli sfidanti questa volta non sono né il rispettoso e docile don Franceschini né gli occhialini digitali e politically correct di Ignazio Marino. I Democratici rischiano una nuova, forte implosione politica e di leadership. Al momento all'orizzonte c è solo l'annuncio di un nuovo pasticciaccio non a livello locale, come nelle altre primarie, ma a livello nazionale. L'ennesimo regalo delle sinistre alle controparti politiche, qualunque esse siano.


di Enrico Strina