Se Fassina è un leader sfidi Bersani

giovedì 7 giugno 2012


Quello che dovrebbe fare, Stefano Fassina, è sfidare Bersani a un congresso anticipato. Se fosse un vero leader politico, Fassina dovrebbe chiedere un congresso e relative primarie e contrastare la linea di sostegno al governo che Bersani ha deciso di sposare. 

Questo dovrebbe fare. Perché quello intorno al governo Monti è il solo nodo politico che oggi ogni forza politica responsabile è chiamata a sciogliere: per il Pd, il sostegno al governo, è un'esperienza positiva, che contraddistinguerà l'elaborazione della propria offerta politica alle prossime elezioni? 

Oppure è un errore di percorso, da biasimare e rinnegare, allo scopo di elaborare un'offerta politica in aperto contrasto con questo errore?

Nel bel mezzo della peggiore crisi economica dell'Italia dal dopoguerra, solo due tipi di politici possono mettere in discussione la scelta del Pd di sostenere un governo d'emergenza. 

Un politico sommamente responsabile che, considerando negativa l'azione di governo, s'incarichi di andare a elezioni anticipate convinto di avere la soluzione migliore da offrire alla nazione. 

O un politico sfacciatamente irresponsabile che, al solo scopo di finire sotto i riflettori, decida di lucrare sulle difficoltà e sulle sofferenze del popolo allo scopo di accrescere la propria rendita di posizione.

Se Fassina corrisponde al primo tipo di uomo politico, allora vada fino in fondo. Se corrisponde al secondo, si vergogni.

Facciamolo questo benedetto congresso e relative primarie. Confrontiamoci e scontriamoci tra chi nel Pd vuole indebitare ulteriormente l'Italia e chi pensa che da una crisi prodotta da un eccesso di debito non si esca facendo più debito (siamo a 2mila miliardi, al 120% sul Pil: ma a quanto diavolo volete arrivare?!).

Tra chi nel Pd vuole continuare a riempire le amministrazioni delle fondazioni bancarie di amichetti, politicanti incapaci e compiacenti, e chi vuole tagliare il cordone ombelicale tra banche e fondazioni.

Tra chi nel Pd sostenta il capitalismo dei figli di papà, e si fa dare in cambio un mucchio di quattrini, e chi vuole distruggere patti di sindacato, scatole cinesi e azioni di risparmio.

Tra chi nel Pd intende seguitare a foraggiare una pubblica amministrazione inefficiente e chi vuole tagliare (ta-glia-re & ta-glia-re) e legare ogni futura spesa dello stato alla verifica del suo effettivo rendimento.

Tra chi tifa nel Pd per una politica onnipresente, che nomini dirigenti pubblici, consiglieri di amministrazione, una politica che pretende di intermediare ogni cosa, e una politica e dei politici che facciano non uno, ma dieci passi indietro.

Tra chi nel Pd pensa che i veneti siano antropologicamente evasori fiscali e chi assume, con laico giuramento davanti alla nazione, che l'utilizzo di ogni centesimo di euro ricavato dalla lotta all'evasione sarà usato soltanto per abbassare le tasse. 

Perché in Italia le tasse sono alte, troppo ingiustamente alte e vanno abbassate a tutti.

Tra chi nel Pd vuole tenersi stretta la scuola pubblica peggiore d'Europa, dietro i vessilli ipocriti di un egualitarismo pezzente, e chi vuole pagare di più gli insegnanti e i dirigenti scolastici più bravi, costruendo un sistema dell'istruzione che, premiando gli studenti migliori, elevi il livello di tutti.

Tra chi nel Pd vuole insistere a far pagare ai poveri l'università dei figli dei ricchi e chi invece vuole alzare le tasse universitarie, per far pagare ai ricchi l'università dei figli dei poveri.

Facciamolo questo benedetto congresso con relative primarie e basta con questi inutili richiami all'unità e inviti alla calma.

La calma è la virtù dei calmi. Questo è il tempo dei coraggiosi.

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di Antonio Funiciello