Il Fatto, Travaglio, il pallone e le toghe

martedì 5 giugno 2012


Non c'è niente da fare: Marco Travaglio non riesce, nemmeno per un attimo, ad ammettere che talvolta anche i suoi amici "di toga vestiti" possano sbagliare in modo palese dimostrando, per di più, di essere certi di non dover pagare per i loro eccessi.

Un passo indietro. Gianluigi Buffon, portiere della Nazionale e della Juventus, nel corso di una conferenza-stampa, afferma, rivolgendosi ai giornalisti presenti, che «il brutto è che le cose si apprendono sempre dai media e giorni prima. Vi sembra un cosa normale? 

Ci sono delle operazioni giudiziarie, e voi lo sapete tre o quattro mesi prima. Uno parla con i pm e voi sapete il contenuto dieci minuti dopo: è una vergogna. Fuori da Coverciano c'erano le telecamere dalle 6 del mattino. Ho piena fiducia nei pm che possono fare piena giustizia. Perché non c'è nulla di peggio che giocare o speculare sulla vita delle persone».

Non ha forse ragione il numero uno juventino? Non è forse vero che le cronache abbondano di avvisi di garanzia recapitati "a mezzo stampa"? E non è forse altrettanto vero che spesso testate giornalistiche compiacenti (con il loro gazzettieri ben inseriti) si dilettano ad assurgere al ruolo di cassa di risonanza delle procure? Buffon, per dirla con Piero Ostellino, altro non ha fatto che «denunciare le illegali e vergognose procedure del circuito mediatico-giudiziario».

Ed ecco Travaglio ed il suo sostegno ai togati. Scrive, tra l'altro, l'ideologo di Santoro sul Fatto Quotidiano di sabato scorso: «Anche Buffon fa un'uscita che pare un'entrata, giustificando i pareggi in saldo di fine stagione ("due feriti sono meglio di un morto") e sparando a zero sui pm e i giornalisti per i "blitz annunciati" e le "fughe di notizie" (verbali depositati e dunque non segreti)». 

Questo vuol dire quindi che la perquisizione avvenuta all'alba al centro di Coverciano non rappresentava una fuga di notizie considerando che, all'alba, c'erano i cameramen che hanno immortalato le auto delle Forze dell'ordine che entravano nella sede del raduno della Nazionale? Era forse scritto in qualche "verbale depositato" che ci sarebbe stata quella perquisizione? O qualcuno ha fatto trapelare la notizia? E chi è stato mai questo "qualcuno"? 

Anche perché, allo stato, il portiere non è né indagato, né gli è stato recapitato un avviso di garanzia: c'è solo la certezza processuale di Marco Travaglio. 

Al quale non è passato neppure per la mente che l'uscita della notizia di quel verbale potesse rappresentare una sorta di "avvertimento" lanciato al giocatore chiacchierone da chi sta indagando.

«Mi chiedo se non stia diventando pericoloso vivere in un Paese dove certi magistrati lanciano - forti delle informazioni riservate di cui dispongono - "avvertimenti" di stampo mafioso a chi non sta al loro gioco»: se lo è chiesto sempre Ostellino sul Corriere di sabato scorso e ce lo chiediamo anche noi oggi.


di Gianluca Perricone