Storia della truffa, da Ponzi in poi

martedì 5 giugno 2012


«Ma questo è oro!» esclamò con occhi di stupore il Patacca. «Ma va là, è oro di Bologna, che diventa rosso dalla vergogna», ribatteva il vecchio maresciallo dei Carabinieri. Anche il Patacca, truffatore emiliano di piccolo cabotaggio, era cascato nella trappola dell'oro di Bologna, che avrebbe dovuto garantire l'incalcolabile patrimonio di Charles Ponzi, all'anagrafe Carlo Pietro Giovanni Guglielmo Tebaldo.

«Almeno il Passatore aveva le palle - commentava il maresciallo - usava la schioppetta per derubare i ricchi, invece Ponzi è un malnato, ha truffato con l'oro finto le banche dove depositano i soldi gli operai: ma se mi capita tra le mani». «Avevo detto al padre di non mettergli tanti nomi - commentava la povera madre - per evitare che si montasse troppo la testa, e poi da grande addio lavori umili, addio fatica». Troppo tardi, alla Benemerita non rimaneva che redigere il verbale di sequestro di varie tonnellate di lucidissimo ottone. Ponzi s'era già imbarcato per le Americhe, senza riuscire a portare con se il baule di danaro truffato a banche e poste. Nel 1903 sbarcava negli Stati Uniti, e con in tasca solo due dollari e cinquanta centesimi. La truffa della sua vita, che lo avrebbe dovuto far sbarcare in America da milionario, venne stroncata da una verifica sul prezioso metallo: la fuga risultava più facile senza denaro a seguito.

La fine delle truffe con alla base le garanzie auree finivano però il giorno di Ferragosto del 1971: siccome il dollaro era convertibile in oro, gli arabi chiesero a Nixon di pagare il petrolio in oro e non con moneta cartacea. Nei sotterranei di Fort Knox c'era soltanto la quarta parte dell'oro necessario per garantire la valuta circolante. E gli Usa, certi che nessuno avrebbe sospettato nulla, stamparono tanta cartaccia per pagare gli arabi. Ma come, se certe cose le fa un Patacca o un Ponzi s'invoca la galera ed invece per un presidente Usa è tutto normale? Il 15 agosto del 1971, Richard Nixon abolì unilateralmente gli accordi di Bretton Woods: da qual giorno non esiste più alcun rapporto fra monete e oro. Il prezioso metallo è ancora bene di rifugio, pari ad immobili, diamanti, petrolio... Vale più d'altri metalli, ma rimane un metallo prezioso e basta.

Ma torniamo al nostro Ponzi, che ormai da italianissimo si fa chiamare Charles Ponei, Charles P. Bianchi, Carl... Ormai è un truffatore rifinito, e l'oro di Bologna lo lascia ai dilettanti. Già quando trovava impiego all'ufficio postale di Parma era pronto a varare il suo "programma finanziario". Ma prima l'economia andava studiata, digerita ben benino: così, prima della grande truffa italiana e della fuga per le Americhe, s'era iscritto all'università La Sapienza di Roma. I professori parlavano di lui come «di grande intelligenza, apprendimento rapido e propensione per l'economia...». Per mettere in scena la sua "grande truffa finanziaria" necessitava disporre d'un campione demografico dieci volte più dinamico di quello d'una neonata Italia unita.

Così Ponzi si sposta a Montreal, lì diventa consulente del Banco Zarossi: giovane banca fondata da Louis Zarossi, per gestire i risparmi degli immigranti italiani. Zarossi garantiva un tasso del 6% sui depositi, doppio del tasso corrente: questo consentiva rapida crescita alla banca. Ponzi scopre che la banca versa in gravi difficoltà economiche, causate da prestiti immobiliari sbagliati. Soprattutto Zarossi riesce a pagare gli interessi, ma non attraverso gli utili realizzati sul capitale investito, bensì utilizzando i depositi dei nuovi correntisti. La banca fallisce e Zarossi fugge in Messico con gran parte del denaro. Evviva, il metodo funziona. La vita di banca ha perfezionato in Ponzi lo scam, termine che indica una truffa perpetrata ancor oggi applicando un calcolo da "ingegneria sociale": oggi la praticano in tanti inviando una e-mail che promette grossi guadagni in cambio di somme di denaro da anticipare.

Spesso scam e spam sono strettamente correlati. Lo scam oggi viene studiato come Scamming, può riferirsi anche a un tentativo di furto di dati informatici sensibili come le password d'una carta di credito o d'un conto cifrato a cui s'accede per via telematica. Eppure le varie "truffa alla nigeriana" o su "deposito cauzionale" seguono lo schema Ponzi: un potenziale cliente a cui viene promesso un investimento con rendimenti superiori ai tassi di mercato e in tempi ravvicinati, quindi dopo poco tempo viene restituita parte della somma investita, in ultimo si sparge la voce dell'investimento molto redditizio e tanti altri clienti cadono nella rete. Gli interessi si continuano a pagare man mano che i soldi vengono incassati: la finanziaria ha capitale sociale zero, ma gli investitori non lo sanno. Lo schema si interrompe quando le richieste di rimborso superano i nuovi versamenti.

La mente corre dritta a Bernard Madoff, l'imprenditore statunitense autore della più grande frode finanziaria di tutti i tempi: il suo vero ispiratore fu Ponzi, Madoff ha studiato tutto sugli "schemi Ponzi". Eppure la finanza Usa aveva creduto a Madoff, nominandolo anche presidente del Nasdaq, il listino dei titoli tecnologici statunitensi. Man mano che la Bernard Madoff Investment Securities cresceva di dimensioni, sempre più banche e grandi imprenditori affidavano soldi all'emulo di Ponzi: poi l'11 dicembre del 2008 è stato arrestato e accusato d'aver causato un ammanco al sistema bancario Usa pari a circa 50 miliardi di dollari. Nelle carte processuali si legge «la società Madoff si è rivelata come un gigantesco schema Ponzi», e poi l'Fbi ha dimostrato che nella italianissima Bologna esisterebbe ancor oggi l'Accademia della Patacca: ispirata da Ponzi e fondata dal Patacca, avrebbe sfornato recentemente Vanna Marchi ma anche qualche personaggio poi impiegato nel Parmatour di Callisto Tanzi.

Il testo basilare della Patacca è la "Guida del commerciante", scritta personalmente da Ponzi: apparentemente un vademecum per promuovere rapporti commerciali, di fatto contiene vari metodi per fare rapidamente soldi. Ponzi ha preceduto Madoff nonché il Madoff romano dei Parioli. Il fondatore della "Patacca" riusciva negli anni '20 a prendere il controllo della Hanover Trust Bank. La truffa finanziaria di Ponzi aveva nel 1926 un valore di 140milioni di dollari. Al processo, che si svolse a Boston alla vigilia del '29, disse «ho dato agli abitanti di Boston il miglior spettacolo che sia mai stato visto sul territorio dai tempi dello sbarco dei Padri Pellegrini.Valeva bene quei milioni vedermi mettere su tutta la baracca...». Oggi il 70% dei titoli derivati ha una tossicità potenziale degna della "Patacca".


di Ruggiero Capone