Gigi Buffon, papa straniero del Pdl

venerdì 1 giugno 2012


È bello, moro, ha gli occhi azzurri, una donna bellissima al suo fianco. È uno dei simboli di quell'orgasmo nazionale che ha trascinato la gente nelle afose piazze del 2006 mettendo le mani sulla Coppa del Mondo. Le sue simpatie destrorse lo rendono inviso ad una buona metà del paese. Il suo essere una bandiera della Juventus gli attira l'odio di una larga fetta di quell'Italia che secondo Monti nei prossimi due anni la domenica dovrebbe andare a leggere al parco.

Un profilo passionale latore di grandi odi e grandi amori. Un impatto comunicativo dirompente. Insomma, Gianluigi Buffon è un candidato premier ideale in un paese grave ma non serio come il nostro. «Non si può giocare con la vita delle persone. Ci sono delle operazioni giudiziarie e voi giornalisti lo sapete tre o quattro mesi prima. Uno parla con i magistrati e voi sapete il contenuto dieci minuti dopo. E a Coverciano, alle 6 di mattina, c'erano già le telecamere: tanto per non spettacolarizzare l'evento».

Così l'altro ieri ha stigmatizzato il cortocircuito tra stampa e magistratura che rischia di avvelenare il clima del Calcio scommesse. Una critica applicabile ad ampio spettro, sotto la cui lente costruire facilmente una narrazione delle vicende pubbliche degli ultimi quindici anni che metta in risalto, senza troppe forzature, una tara perversa dello spazio pubblico italiano.

Senza incancrenirsi sulle fin troppo note vicende che hanno segnato, nel bene ma soprattutto nel male, la traiettoria politica del Cav. Né rivendicando manette e facili censure per la stampa che pubblica gli atti o per i funzionari di procura che glieli fornisce E lo si dice nonostante il vergognoso sputtanamento messo in atto ieri dalle procure in collaborazione con Corriere e Repubblica, diffondendo un'informativa della Finanza secondo cui Buffon sarebbe autore di scommesse sospette. Ma sperando che ci possa essere nel nostro paese qualcuno che conduca una vivace e sparagnina battaglia garantista, affinché nell'agone pubblico si possa tornare a confrontarsi armati delle proprie idee e dei propri risultati. Senza dover temere di essere messi alla berlina per essere andati a letto travestiti da Batman o per aver confessato al magistrato che «sì, effettivamente la marmellata dalla credenza l'avevamo sfilata noi».

Non se le azioni che si commettono tra le mura della propria casa o sotto le frasche del proprio giardino non recano nocumento diretto alla res publica. E comunque non prima che un magistrato ne abbia accertato colpa ed eventuale dolo. Insomma, se i Tea Party hanno proposto alla guida del paese Gerry Scotti, e il Movimento 5 stelle Beppe Grillo, non si capisce perché oggi non si possa lanciare un'allegra campagna pubblica per Buffon premier. 


di Pietro Salvatori