venerdì 1 giugno 2012
Si vuole ripensare la figura del presidente della Repubblica? Prego, fate pure, sarò solo uno «spettatore». In realtà, durante i suoi anni al Quirinale il presidente Napolitano non è mai stato uno spettatore. Anche stavolta, dietro l'understatement, ci ha tenuto a far sapere come la pensa sulla proposta presidenzialista rilanciata dal Pdl.
Sul Colle meglio una «figura neutra e imparziale», come intuirono i costituenti. Quello di mercoledì è solo l'ultimo di una lunga serie di interventi nient'affatto neutri né imparziali. Con tempismo perfetto Napolitano si è inserito nella dialettica tra le forze politiche offrendo un'autorevole sponda ai critici del presidenzialismo, una "copertura" istituzionale alle obiezioni del segretario del Pd Bersani, puntualmente arrivate nel pomeriggio. Anche se il "no" sprezzante di venerdì scorso nel frattempo è diventato un "no" più educato e quasi dialogante (che nel Pd ci stiano riflettendo?).
È neutro e imparziale un presidente arrivato, sia pure spinto da circostanze eccezionali, a scegliersi un premier, o che si schiera apertamente contro una delle ipotesi di riforma dello Stato in campo? Proprio quest'ultimo settennato insegna che non bisogna confondere la correttezza con la neutralità: sempre corretto dal punto di vista formale, e attento garante delle istituzioni, Napolitano ha interpretato in modo tutt'altro che neutro e imparziale il suo ruolo. D'altra parte, quello che non si dice è che i nostri costituenti hanno concepito una figura di capo dello stato tutt'altro che neutra e imparziale. L'hanno anzi dotato di poteri potenzialmente molto incisivi, lasciando ampia discrezionalità interpretativa sul suo ruolo. E invece di consegnare ai cittadini le chiavi del Quirinale, temendo svolte populiste hanno preferito lasciarle in mano ai partiti. Per circa 40 anni tali poteri sono rimasti "in sonno", essendo il sistema politico bloccato. Pertini e Cossiga hanno sdoganato le "esternazioni presidenziali", al di fuori dai messaggi formali previsti dalla Costituzione.
Da quando è stata introdotta la democrazia dell'alternanza, i presidenti che si sono succeduti hanno interpretato il loro ruolo di garanzia come interposizione, se non contrapposizione alla maggioranza a loro non affine politicamente, trovando nella Costituzione i poteri per farlo e dando luogo quindi ad una forma di diarchia. Il risultato è che oggi in Italia il semipresidenzialismo esiste già: nei poteri, ma senza investitura popolare. Un semipresidenzialismo "a corrente alternata". Ne abbiamo avuta ampia dimostrazione negli ultimi 17 anni: il Quirinale ha lavorato come uno studio notarile durante i governi di centrosinistra, mentre ha esercitato i suoi poteri in senso presidenzialista durante i governi di centrodestra, dando vita ad una sorta di "coabitazione". Pur nel rispetto formale dei suoi poteri costituzionali, Napolitano è diventato un "dominus" della scena politica, riempiendo uno spazio politico lasciato vuoto dalla debolezza sia del governo che del Parlamento. È arrivato a condividere con l'esecutivo importanti atti di indirizzo, esercitando di fatto un potere di veto e/o di vaglio preventivo sui decreti legge, spesso sottoposti ai suoi uffici addirittura prima di arrivare in Consiglio dei ministri. Ma è intervenuto pesantemente anche sul processo legislativo: contribuendo ad affossare provvedimenti (come il ddl intercettazioni); condizionando il calendario parlamentare e l'agenda politica; e qualche volta vagliando i testi di legge prima che uscissero dalle commissioni parlamentari.
Il presidente può non firmare un decreto, o rinviare una legge alle Camere, ma non può minacciare preventivamente di farlo, come invece è capitato, condizionando così i lavori del governo e del Parlamento, e le mediazioni in corso tra le forze politiche. A ciò bisogna aggiungere esternazioni quotidiane, convocazioni di ministri e capigruppo, lettere e spifferatine ai giornali. Di tutto di più, oscillando tra arbitro ineccepibile, indebita sponda e giocatore molesto. Perché, dunque, non completare con gli opportuni poteri ed equilibri questa innovazione presidenzialista, dandogli legittimità costituzionale e investitura popolare, come avviene in Francia?
di Federico Punzi