Lo stato obeso scorda il suo core business

giovedì 31 maggio 2012


Nel decreto varato ieri dal governo Monti per far fronte al terremoto in Emilia ci sono anche misure positive: come il rinvio a settembre dei versamenti fiscali e contributivi; la deroga del patto di stabilità interno per le spese di ricostruzione sostenute dai Comuni, anche se entro un limite definito; e infine l'utilizzo di fondi resi disponibili dalla spending review, risparmi che però si devono ancora materializzare. Immancabile, sicuro come la morte, l'aumento dell'accisa sui carburanti per autotrasporto: 2 centesimi.

Non è un'esclusiva di questo governo. Ad ogni calamità naturale che si abbatte sul nostro paese, che sia un terremoto, una nevicata o un'alluvione, riparte puntuale la caccia alle risorse per affrontare l'emergenza e finanziare lo sforzo della ricostruzione. E quasi sempre la soluzione si trova nell'aumento del prelievo fiscale sulla benzina o in qualche nuovo bizzaro balzello. Se ogni volta non si può fare a meno di ricorrere a nuove tasse, bisogna concludere che interventi del genere non sono contemplati nel bilancio pubblico. In pratica vuol dire che nell'ambito degli 800 miliardi di euro l'anno di spesa pubblica non rientrano il soccorso e gli aiuti da prestare ai nostri connazionali che ogni anno vengono colpiti da straordinarie calamità naturali. No, 800 miliardi non bastano, bisogna metter mano al portafogli. Un'assurdità a cui siamo ormai assuefatti ma che da sola dimostra che la spesa pubblica è fuori controllo: pur avendo raggiunto livelli elevatissimi non riesce a soddisfare le poche funzioni pubbliche primarie. Il che dimostra il fallimento dello stato, almeno di quell'idea statalista che scambia la grandezza dei suoi apparati e l'estensione delle sue competenze per forza e capacità.

Abbiamo letteralmente smarrito il senso dello stato. A quale scopo un gruppo di individui decide di associarsi, di diventare una comunità, e di mettere insieme, in una cassa comune, una parte delle risorse che produce, e di darle in gestione ad un governo eletto, se non prioritariamente per ricevere aiuto nei momenti in cui la natura si rivela matrigna? Calamità naturali, sicurezza interna ed esterna, rispetto della legge dovrebbero essere le funzioni cardine, il core business di uno stato, quei generi di prima necessità che deve saper garantire ai suoi cittadini, pena la perdita della sua stessa legittimità. Tutto il resto è superfluo, potrebbero occuparsene i privati. Il risultato della colossale espansione della spesa pubblica nell'ultimo mezzo secolo è uno stato distratto dalle sue funzioni primarie. Il che dovrebbe farci riflettere: forse l'espansione della spesa è dovuta più alla volontà dei nostri governanti di estendere la loro sfera di potere e influenza che al soddisfacimento di bisogni reali.

Quando è chiamato a svolgere una delle sue poche funzioni davvero essenziali, lo Stato obeso si fa trovare impotente, impreparato, misero, nonostante le enormi ricchezze che ogni anno preleva dagli italiani. È questo il vero "stato minimo": massima spesa, minima efficienza, minime capacità, mentre il tanto bistrattato "stato minimo" caro ai libertari risponde al criterio di puro buon senso poche cose ma fatte bene e a costi ragionevoli.


di Federico Punzi