mercoledì 30 maggio 2012
Silvio Berlusconi li ha lasciati fare. Si è messo da parte nelle elezioni amministrative e il risultato è stato pesantemente negativo. Una débacle del Pdl, soprattutto in Sicilia, antica roccaforte del centro destra, terra d'origine del segretario del partito Angelino Alfano e memore dello storico 61 a 0 del 2001.
Una sconfitta che riflette le difficoltà all'interno del Popolo della libertà che a Roma come a Palermo è alla ricerca dell'identità perduta. E in Sicilia, archiviate le amministrative, il cui risultato non può definirsi esaltante, una strategia vincente serve subito. Il prossimo 28 ottobre, infatti, i siciliani saranno nuovamente chiamati alle urne per le elezioni regionali, dopo l'annuncio delle dimissioni a fine luglio del presidente della Regione, Raffaele Lombardo.
Un appuntamento al quale il Pdl non può presentarsi impreparato né tanto meno diviso: le consultazioni di autunno saranno una verifica determinante per il centro destra in vista delle politiche del 2013. D'altronde, anche il segretario Alfano ha dichiarato qualche giorno fa l'importanza delle elezioni regionali siciliane come test decisivo per quelle nazionali: «Le scelte in Sicilia saranno replicate su scala nazionale». La proposta di Berlusconi e Alfano di una riforma costituzionale per il semipresidenzialismo e una nuova legge elettorale a doppio turno potrebbe determinare una risposta di consenso degli elettori del centro destra in occasione del voto di ottobre, soprattutto di quelli astenuti per la mancanza, fino ad oggi, di un forte richiamo di strategia politica e di grande riforma. Una proposta, quindi, che se appare già destinata ad un percorso difficile per la paura del Pd di un cambiamento dell'assetto costituzionale, deve essere, comunque, portata avanti a tutti i costi.
In Sicilia, oltre a questa chiara proposta politica che dovrà essere supportata a livello regionale da un serio programma, l'indicazione, con una ricerca politica al più alto livello d'incidenza nella società, del candidato alla presidenza della Regione, non può essere rinviata né tanto meno lasciata al caso. Alfano non può consentire il ripetersi della sceneggiata negativa della scelta del candidato a sindaco di Palermo che ha determinato l'elezione di Leoluca Orlando e la messa fuori gioco del Pdl nel capoluogo siciliano. Un errore per le regionali non potrebbe non avere ripercussioni nazionali in vista delle politiche come sulle riforme costituzionali. L'elezione del presidente della regione deve considerarsi una prima prova del capovolgimento dell'assetto politico nazionale. Chi vince in Sicilia, vince a Roma.
di Rosamaria Gunnella