Le nuove Brigate Rosse e le minacce ad Ichino

mercoledì 30 maggio 2012


Le "Nuove Br del partito comunista politico-militare" sono un'associazione con tanto di armi ma non possono essere considerate un gruppo terroristico: questa la sentenza della Corte d'Assise d'Appello di Milano. Per capire la differenza tra associazione armata e gruppo terroristico necessiterà attendere la pubblicazione delle motivazioni. Di fatto la Corte d'Assise d'Appello di Milano ha preso questa scelta perché chiamata dalla Cassazione a sciogliere il "nodo giuridico" tra terrorismo ed associazione armata. Di fatto le 11 condanne hanno superato i 10 anni, quindi sono state comminate pene in base al semplice riconoscimento della "banda armata". Pietro Ichino è stato parte civile nel processo, perché (secondo l'accusa) l'organizzazione armata stava progettando un attentato ai suoi danni. Il professore di Diritto del lavoro e senatore del Pd ha voluto presentarsi in aula per leggere una memoria, per tutta risposta dalla gabbia i neo-brigatisti gli hanno lanciato insulti e minacce non tanto velate. Leggendo un foglio, il giuslavorista ha spiegato alla Corte che aveva avanzato «una proposta di dialogo agli imputati»: prevedeva la sua rinuncia al risarcimento, ma in cambio gli imputati dovevano riconoscere il suo «diritto a non essere aggredito». Se i neo-brigatisti avessero accettato il dialogo con Ichino, la sentenza della Corte d'Assise d'Appello di Milano non si sarebbe imbattuta nella congerie di polemiche che ora investono stampa e politica. Così c'è chi da sinistra invita a non criticare le sentenze, mentre il professor Ichino non ci sta a far passare per semplice "banda armata" quella che per molti dovrebbe essere riconosciuta come "organizzazione terroristica".

«Se non è terroristico quel progetto dei nuovi brigatisti, ancor meno può qualificarsi come tale quello degli anarchici che a Genova hanno ferito il dirigente dell'Ansaldo di Genova Roberto Adinolfi e che confessano di non credere nel valore politico della loro azione violenta, e ancor meno potrà ravvisarsi un siffatto intendimento politico nell'attentato di Brindisi», scrive Pietro Ichino al Corriere della Sera.

È evidente che la Corte d'Assise d'Appello abbia inteso conformarsi alla sentenza con cui, il 2 aprile scorso, la Cassazione aveva annullato la prima decisione del 2010 (della stessa Corte d'Assise e nello stesso processo): nel 2010 la Corte d'Assise d'Appello aveva riconosciuto le finalità di terrorismo.

Con questa sentenza, la Corte d'Assise d'Appello ha dato per scontato che le Nuove-Br sono forti solo con le parole e che, all'atto pratico, non avrebbero la forza necessaria a portare avanti un atto terroristico con la finalità di destabilizzare i poteri dello stato. Sentenza che, pur con i tanti allarmi e timori d'insurrezioni ed attentati, sembra dica al paese che non ci sono focolai né terroristici né di rivolte, solo qualche episodio ancora al vaglio degli inquirenti. Una sentenza che invita brigatisti vecchi e nuovi al "vediamo di cosa siete capaci e poi giudicheremo se potrebbe bastare ad elevarvi da semplice banda armata al rango di veri terroristi". Ichino critica la sentenza e se la prende con i condannati, mentre i neo-brigatisti minacciano ancor più Ichino davanti alla corte, e per dare a vedere d'essere veri terroristi e non semplici criminali.


di Ruggiero Capone