Emergenza rifiuti: il disastro di Alemanno

mercoledì 30 maggio 2012


Sono trascorsi due anni esatti quando, proprio su questo giornale, commentai l'iniziativa del sindaco di Roma, il quale spese allora una bella cifretta per compensare un guru dell'ambiente, tal Jeremy Rifkin, che promise di portare la città di Roma nientemeno che nella biosfera.

A beneficio del lettore riporto quanto allora venne pubblicato, a spese del comune di Roma, delle dichiarazioni di quel mago che prometteva di innalzare Roma ai fasti dell'ambientalmente corretto e di portarla verso nuovi e inesplorati lidi. Pagato naturalmente dai cittadini romani, Alemanno intermediario: «La grande missione di Roma è quella di diventare il faro che faciliterà la transizione dall'attuale geopolitica verso la politica della biosfera e di contribuire al risanamento del pianeta per le future generazioni. Il centro cittadino diventerà un luogo attraente e vivace. I trasporti pubblici migliorati, piste ciclabili e migliaia di microgiardini sia pubblici che privati. Intorno al centro cittadino, rivitalizzato in modo innovativo e sostenibile, bisogna pensare spazi commerciali e industriali, l'hub dinamico dell'economia romana che fornirà posti di lavoro accessibili alla popolazione. Investendo nella produzione agricola locale, diventando sempre più autonoma sul piano dell'approvvigionamento alimentare e promuovendo la dieta mediterranea, Roma ridurrà la propria impronta carbonica. È un piano economico di sviluppo per far sì che Roma diventi la prima città biosferica del mondo e diventerà una città sostenibile e un modello».

Non vi stropicciate troppo gli occhi dinanzi a queste dichiarazioni poiché rischiereste di rovinarne il visus, ma rileggerle a due anni esatti di distanza, lo sberleffo nei confronti del committente spendaccione Alemanno e dell'adorabile mitologo Rifkin  diventa d'obbligo, una vendetta minima per i soldi nostri spesi male e per l'attuale stato di (prevedibile e prevista) emergenza rifiuti nella quale Roma ora si dibatte. Concludevo così le critiche al sindaco e a Rifkin nel citato articolo: «Ma che volete, affrontare seriamente l'argomento costa fatica, bisogna avere competenze, bisogna studiare, bisogna avere soprattutto a cuore il benessere dei propri simili. Invece  meglio la Roma del Pifferaio Magico che aiuta a sognare coloro che vivono ammassati e ghettizzati nelle sue periferie, che fanno fatica ad andare al lavoro, che vengono tutti i giorni anche da territori al di fuori della provincia, che sono privi di servizi, che faranno lo struscio a vita per le vie del centro non avendo, loro, una città che li accolga. Certo, promettere a tutti costoro di ritrovarsi nella biosfera, costa molto meno (Rifkin a parte) che lavorare seriamente e con competenza per una immediata risoluzione dei loro problemi. Non sono capaci di aggiustare le buche delle strade, non raccolgono la mondezza e non scopano i marciapiedi ma promettono di far vincere a Roma il premio award per la green economy».

Dalla biosfera alla discarica proposta nei pressi  di Villa Adriana corrono anni luce; il lascito architettonico dell'illuminato imperatore ha rischiato grosso; la buca dove nascondere incompetenza, velleità e trasandatezza è lì a due passi disponibile a raccogliere i rifiuti di una città mal governata, strapazzata dai romani come da quelli che, non essendo romani, siano essi provenenti dal nord come dal sud, la hanno tuttavia conquistata con la pesantezza della spada di Brenno della politica. Barbari erano e barbari sono rimasti: devastante la loro carenza di una cultura operante per il bene della città oltre che per mancanza di amore e gratitudine verso colei che li ospita. Nel frattempo il ministro dell'ambiente, riguardo lo stato dei rifiuti a Roma, ha messo la città in codice rosso. A questo punto la capacità di chi governa questa città non merita altro commento.


di Giuseppe Blasi