I Formattatori salvano Alfano dal reset

martedì 29 maggio 2012


«Se ci saranno le primarie non presenteremo un nostro candidato. Voteremo per Alfano». Taglia corto Mariachiara Fornasari, trentenne consigliere comunale di Brescia, tra gli animatori del movimento Formattiamo il Pdl.

Il gruppo di giovani che vogliono innovare il partito di Silvio Berlusconi sono stati criticati per aver accolto con calorosi applausi alla kermesse di sabato scorso il leader di quella dirigenza che propongono di resettare. «Quegli applausi al segretario sono stati un tributo alla sua scelta di essere presente, di non limitarsi ad un intervento via Skype». Ma il picco all'applausometro non è dovuto solo alla considerazione concessa da Alfano ai giovani formattatori. «Alfano è il presente e il futuro di questo partito - spiega Fornasari - Noi vogliamo formattare alcune di quelle persone che hanno portato il Pdl da essere il primo partito italiano alle precarie condizioni in cui sta oggi». Niente nomi, ma sono tante le teste che salterebbero se i formattatori prendessero in mano le redini del partito: «Se dovessi indicare una percentuale cambierei almeno sette dirigenti nazionali su dieci. Il problema, più che i nomi, è nelle modalità di cooptazione della classe dirigente. Dobbiamo dire basta alle imposizioni dall'alto, alle cooptazioni, ai nominati».

All'osservazione che anche Alfano è ascrivibile alla categoria dei moderati, Fornasari non si nasconde dietro un dito: «Quella del segretario è stata sicuramente una scelta non democratica, ma ci sta piacendo come guida il partito. Non tutte le persone che vengono cooptate si rivelano inadeguate». Va da sé che uno dei temi fondamentali che sta a cuore al battagliero movimento sia la modifica della legge elettorale: «Occorre un sistema che permetta alla gente di scegliere il proprio candidato». Come? «Introducendo le primarie per la composizione delle liste bloccate, e limitando la rieleggibilità dei parlamentari a soli due mandati». In qualche modo una bocciatura della proposta presidenziale di Silvio Berlusconi - anche se «il Cavaliere non va formattato» -, il cui modello istituzionale «è sicuramente una buona idea, ma non è quello di cui ha bisogno il paese in questo momento». A guardare bene, le istanze di cui i formattatori si fanno latori non sono poi così distanti da quelle del partito. Anche se le soluzioni che prefigurano per le varie questioni sono tranchant rispetto a quelle dei big. «Per risolvere il problema della pressione fiscale si dovrebbe prevedere che le imposte non possano gravare per più del 40% del guadagno di ogni cittadino. E si dovrebbe inserire questa misura nella Costituzione».

Netta anche la posizione sul mercato del lavoro: «Si defiscalizzi il costo del lavoro, in modo tale che, a parità di lordo, il netto percepito dal lavoratore aumenti sensibilmente». E se sui temi economici Fornasari non si discosta molto dalla sensibilità dell'attuale dirigenza, tutt'altra musica viene suonata per quanto riguarda due cavalli di battaglia dell'era berlusconiana. «Non riteniamo essere una priorità quella delle frequenze televisive - spiega la giovane consigliera - E non mi pare che si possa rallentare l'azione del governo con resistenze  sul duopolio televisivo. La giustizia? Sì a riforme, ma di ordine generale, no a misure che guardino a singoli».


di Pietro Salvatori