Battaglia aperta per il dopo-Ratzinger

martedì 29 maggio 2012


«Credo che, dall'esterno della Chiesa, vi siano stati pericolosi tentativi di influenzare le scelte del Papa, usando personale interno - dice presidente Udc, Rocco Buttiglione - C'è chi usa mezzi e giochi sporchi per fare politica contro la Chiesa... non bisogna farsi trascinare da calcoli e pettegolezzi». 

È evidente che sia iniziato il conto alla rovescia per il dopo Benedetto XVI. Le fazioni in lotta sarebbero due: quella progressista molto radicata nella Cei e quella tradizionalista oggi con potenti appoggi nel mondo. Quest'ultima sarebbe legata all'attuale Pontefice e non vorrebbe che il successore sia uomo legato alla Cei. Ecco che, qualche mese fa, la fazione Cei ha fatto saltare fuori i famosi documenti sugli sprechi nella gestione degli appalti della Città del Vaticano: imprese di pulizia, ristrutturazioni e restauri a prezzi gonfiati, e per favorire famiglie romane che da oltre 100 anni servono la Curia. Vicenda culminata col trasferimento di monsignor Viganò negli Usa, poiché reo d'aver allontanato i grassatori. La Curia romana è un partito trasversale, e Viganò risultava scomodo ad amici e nemici del Pontefice. Dopo l'allontanamento del presule, la guerra a colpi di dossier ha preso la stessa lena d'una pallina che si fa valanga man mano che scivola a valle. L'attuale Papa s'è dovuto riconciliare con la confraternita di San Pio X (epigoni di monsignor Lefebvre) perché isolato in Italia: negli alti ranghi della Curia romana non hanno mai gradito il "riformismo nella tradizione" del Papa tedesco. Ma la trasparenza l'aveva invocata proprio Benedetto XVI, ed i suoi nemici stanno rivolgendogli contro proprio l'arma della trasparenza. L'economo di fiducia del Papa (monsignor Viganò) denuncia alcuni casi di corruzione, e subito la Curia lo manda alla nunziatura diplomatica di Washington. Anche la sfiducia al presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi, fa parte del gioco. E il 27 maggio, mentre sui media si rincorrono le ipotesi sul maggiordomo, il Papa auspica che lo «spirito di comunione della Pentecoste vinca la Babele delle divisioni e inimicizie». Messaggio chiaro. «È sotto gli occhi di tutti la necessità di cambiamenti nell'organizzazione della Chiesa - afferma Andrea Olivero (presidente delle Acli) - le parole più dure e anche le più impegnative sulla necessità di una riforma sono venute dal Papa». E a margine del Forum di Todi, Olivero imputa scandali e dossier al «resistere di alcuni modelli». La situazione del Vaticano è speculare a quella italiana: la crisi viene amplificata da chi mal sopporta i cambiamenti.


di Ruggiero Capone