Terzi, il disastro della Farnesina

sabato 26 maggio 2012


Sul caso Mario Vattani, il console di Osaka pizzicato dall'Unità in un video su Youtube mentre cantava ad un raduno di Casa Pound e poi messo alla berlina da alcuni giornali, il ministro Terzi non ne ha azzeccata una.

Se letta dal principio e in tutte le sue evoluzioni, la vicenda è un'ottima  cartina di tornasole, un micro eloquente esempio, per un ritratto psicologico e comportamentale dell'ex-ambasciatore che la sorte ha voluto diventasse ministro degli Affari esteri. Il caso dei Marò prigionieri senza un vero perché in India, quello del povero Lamolinara barbaramente ucciso in Nigeria all'insaputa del governo (ma non dei Servizi), perfino il caso ancora irrisolto della Urru, somigliano alla vicenda Vattani. Spaesamento, tentennamento, reazione alle pressioni esterne (stampa e politica) sempre tardiva (come ogni reazione: un ministro agisce non reagisce) e spesso spropositata. È l'assoluta mancanza di strategia nelle difficoltà che rendono Terzi, di fatto, un uomo che insegue gli eventi. Un ministro che sta in silenzio o straparla (su Twitter arriva al paradosso).

L'ansia al primo piano della Farnesina regna sovrana. I meccanismi e la catena di comando di una delle più perfette macchine dello stato sono oramai saltati sotto le urla e i "cazziatoni" del ministro all'indirizzo dei mal capitati di turno. Il culto del dettaglio è diventato talmente feticistico, da far perdere l'ordine delle priorità. Del caso Vattani, si diceva. Ecco, ora la Commissione disciplinare interna al ministero pare aver partorito la più naturale delle disposizioni: sospensione temporanea dalla carriera. Cosa altro si poteva pretendere da un organismo che per sua natura è chiamato a giudicare la professionalità di un proprio collega? Soprattutto se tale collega è stato fin dall'ingresso in carriera un autentico fuoriclasse: primo in ogni concorso e con un fascicolo personale fitto di encomi. Allora, ci si chiede: c'era bisogno di far finta di nulla per un mese, per poi condannare Vattani al pubblico ludibrio, sospenderlo dalle funzioni per poi perdere al Tar e, quindi, ricorrere al Consiglio di stato? Ma se Terzi invece di inseguire gli eventi, avesse richiamato Vattani immediatamente,  stroncando sul nascere tutte le polemiche strumentali di questa e quell'altra parte, non avrebbe fatto meglio? Non avrebbe fatto meglio tanto per sé che per la casa che governa e per lo stesso Vattani (ma Terzi  - vien da chiedersi - che giudizio ha su questa vicenda?).

Stesso meccanismo, per il caso dei nostri due marò: lentezza e accelerazione, timore e tardivi pugni sbattuti sul tavolo. Prima s'è lasciato decidere chi non doveva (l'armatore), poi si è pagato un indennizzo ai familiari (di fatto ammettendo colpe ancora tutte da verificare), poi s'è tentato di negoziare con interlocutori sordi e restii, ora si chiede l'aiuto della Nato. E se si fossero invertito l'ordine d'azione, non sarebbe stato meglio, più efficace e più logico? Ora Terzi il temporeggiatore, non ha più tempo e siede su un'altra polveriera. Un'altra polemica sterile per una politica estera oramai ridotta alla fecondazione assistita.


di Giovanni Del Lago