Capaci di ricordare Giovanni Falcone

giovedì 24 maggio 2012


È una giornata grigia a Palermo. Piove a dirotto nel giorno della commemorazione delle stragi di Capaci e via D'Amelio. Un tempo inclemente che ieri, però, non ha impedito lo svolgimento delle tante manifestazioni previste nel capoluogo siciliano per celebrare il ventennale della morte di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e gli agenti delle scorte. Un giorno per ricordare, ma anche per riflettere e fare bilanci, reso ancora più intenso dalla bomba scoppiata a Brindisi e dalla morte della giovane Melissa. Un attentato, per il quale gli assassini della studentessa pugliese «la pagheranno, avranno quel che si meritano e saranno assicurati alla giustizia», ha affermato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, presente ieri a Palermo insieme al premier Mario Monti e ai ministri Cancellieri, Severino e Profumo. 

Una giornata di festa e della memoria sulla quale, ha sottolineato il procuratore antimafia Piero Grasso rivolgendosi ai giovani,«costruiamo il nostro futuro». "Siamo tornati per non dimenticare", recita un cartello sorretto da alcuni dei 3000 studenti sbarcati a Palermo dalle navi della legalità. Ragazzi che nel 1992 non erano ancora nati, ma che portano addosso una maglietta con scritto "Capaci di ricordare". Centinaia di giovani, con striscioni colorati e tanto entusiasmo, che hanno riempito l'aula bunker di Palermo, dove nel febbraio del 1986 cominciò il primo grande processo alla mafia, istruito da Falcone e Borsellino. Allora dietro le sbarre, alle quali ieri erano appesi tanti slogan contro l'illegalità, vi erano 500 uomini di Cosa Nostra. Ragazzi. 

Già, tanti ragazzi ai quali si è rivolto un commosso presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in alcuni passaggi del suo discorso all'aula bunker del carcere dell'Ucciardone: «Scendete al più presto in campo, aprendo porte e finestre se si vuole tenere fuori, per rinnovare la società e la politica», ha affermato Napolitano. Un intervento a tutto campo, quello del capo dello stato, che se da un lato esorta i giovani ad andare avanti, dall'altro lancia un monito alla magistratura e alla politica. «Non si possono eludere problemi di riflessione interni alla magistratura addossando al potere politico tutte la responsabilità della crisi della giustizia». 

E citando le parole di Falcone, la richiama ad «una inequivoca distanza da posizioni di partito». Per Napolitano, quindi, la magistratura non faccia politica e quest'ultima avvii finalmente il processo di riforme istituzionali, a cominciare dalla nuova legge elettorale. Un vibrante discorso, quello del presidente della Repubblica, preceduto da quello del premier, inusualmente emozionato dall'entusiasmo dei tanti giovani presenti, intervenuto ad una cerimonia al giardino della memoria di Ciaculli:«Non bisogna mai stancarsi di cercare la verità sulla morte di Giovanni Falcone come su quella di Paolo Borsellino», ha affermato Monti, ricordando che «in questi ultimi anni sono emersi nuovi particolari che hanno fatto rivedere sentenze della magistratura già definite». 

E in questa giornata della memoria c'è stata anche la prima uscita del neosindaco di Palermo, Leoluca Orlando, al quale, in una comune esortazione, si sono rivolti Maria Falcone, sorella del giudice e Giuseppe Ayala, pm al maxi processo e fraterno amico di Falcone: «Dica e ammetta di avere sbagliato con Giovanni». Il riferimento è all'infamante attacco che Orlando lanciò nei confronti di Falcone accusandolo di «tenere chiusi nei cassetti» le prove sui delitti eccellenti di mafia. «Esprimo il mio rammarico umano per quell'incomprensione, ma ribadisco che il compito del politico è diverso da quello del magistrato», ha risposto Orlando.


di Rosamaria Gunnella