Un salvagente al credito delle Pmi

mercoledì 23 maggio 2012


Da Bruxelles arriva un salvagente alle piccole e medie imprese italiane. Lo ha lanciato Alfredo Pallone, europarlamentare Pdl, con un emendamento al regolamento che recepisce per l'Europa l'accordo di Basilea 3. Si chiama Pmi Supporting Factor, un fattore di sconto per l'accesso al credito rivolto alle piccole e medie imprese. A fronte delle forti restrizioni sull'erogazione del credito imposti da Basilea 3, il Pmi Supporting Factor consente agli istituti di credito di operare con maggiore libertà nella concessione dei prestiti alle imprese.

Ma facciamo un passo indietro. L'accordo di Basilea 3 prevede l'innalzamento del capitale che le banche devono detenere, che passa dall'8 al 10.5% del patrimonio, per aumentare la stabilità del sistema bancario e la sua capacità di assorbire le perdite. L'obiettivo è scongiurare l'innescarsi di nuovi focolai di crisi. Questo, però, rischia di determinare costi di adeguamento tali da generare anche effetti restrittivi sull'erogazione di credito. Per adeguarsi all'accordo, infatti, le banche dovranno raccogliere nuovo capitale, ridurre le attività in portafoglio, oppure aumentare il costo del credito.

Secondo le stime del Comitato di Basilea e del Fmi, nel breve periodo tutto questo potrebbe avere un impatto negativo sulla crescita economica. In molti concordano sul fatto che ad essere maggiormente penalizzate saranno proprio le Pmi, tendenzialmente più dipendenti dal credito bancario e con una struttura patrimoniale più fragile. A subire quindi i maggiori effetti negativi di Basilea 3 sulla crescita saranno soprattutto i paesi europei caratterizzati da una forte presenza di piccole e medie imprese. Italia in primis, dunque. 

In Italia, infatti, un'impresa ha mediamente una dimensione di circa 4 addetti inferiore rispetto al valore medio Ue, con 6,4 addetti per impresa. Non solo. Le Pmi sono più diffuse sul territorio: si contano 66 imprese ogni mille abitanti, contro una media europea di appena 41,4. E sono proprio le aziende di piccole e medie dimensione che danno all'Italia il maggiore contributo all'occupazione: occupano infatti l'81,5% dei lavoratori, contro il 67,4% della media Ue.

 Una garanzia di accesso al credito bancario risulta dunque vitale per il nostro tessuto imprenditoriale. Secondo la Banca d'Italia nel 2010 la quota del finanziamento bancario sul totale di debiti finanziari per le imprese italiane era pari al 67%, contro il 43% del Regno Unito e il 33% degli Stati Uniti. Le aziende italiane risultano inoltre mediamente più indebitate delle loro equivalenti europee. Nelle imprese italiane, infatti, il credito bancario incide per oltre il 49% sul totale del passivo contro il 37% della Germania, il 31% della Francia e il 37% della media dell'area euro.

Qui si inserisce l'azione del Pmi Supporting Factor, che mira a ridurre la quantità di capitale che le banche devono accantonare per i crediti erogati alle piccole e medie imprese. Si vuole introdurre uno speciale moltiplicatore, pari al 76.19%, per far sì che per i prestiti alle Pmi sia concesso uno sconto e consentire che l'accantonamento di capitale resti invariato rispetto alle norme attualmente in vigore. La proposta ha già trovato ampi consensi in Italia: Abi, associazioni di categoria e Confindustria hanno manifestato il loro pieno appoggio. Ora si attende soltanto la pronuncia definitiva del Parlamento Europeo, attesa per luglio.


di Luca Pautasso