Il partito-smemoranda perde Parma

mercoledì 23 maggio 2012


Vincenzo Bernazzoli ha perso, nonostante avesse assunto tanti dirigenti a chiamata, nonostante avesse avallato i contratti illegali evidenziati dalla Corte dei conti, nonostante avesse nominato sette dirigenti (molto influenti) in modo abusivo, nonostante avesse arrecato danni milionari alla Provincia di Parma, nonostante l'appalto per il servizio di autonoleggio fatto vincere a ditta vicina a Genoveffa Sandei (capo di gabinetto del Presidente Bernazzoli della Provincia di Parma), nonostante la strenue difesa dei cinque dell'amministrazione provinciale (compreso un componente dell'ufficio di presidenza) rinviati a giudizio una decina di giorni fa (il 10 maggio 2012). Nonostante tutto Bernazzoli ha perso.

Il metodo Bersani ha perso. L'elettorato parmense ha bocciato l'adagio che voleva il potere locale (e nazionale) gestito da gente come Tedesco, Pronzato, Penati... e giù fino al ligio funzionario di partito Bernazzoli. Quest'ultimo (ed è un'aggravante) ha prima fatto il sindacalista Cgil di professione e poi il politico: un po' come il suo mentore Pigi Bersani. Così Parma ha detto basta agli sbrigapratiche di professione stile Caf (precisiamo centro assistenza fiscale, perché gli sarebbe piaciuto stare nel CAF della passata Repubblica). Tutti rappresentanti di partito con alle spalle una vita di mancato lavoro, soprattutto gente che non s'è mai assunta alcuna responsabilità personale. Senza accusare nessuno, rammentiamo che, proprio a Parma, c'era l'impero di Calisto Tanzi: il patron della Parmalat era riuscito a creare un sistema dal quale per decenni tutti hanno tratto la propria convenienza, dai politici ai banchieri, eccetto i piccoli investitori di Parma, quella gente di strada su cui sono stati riversati gli enormi costi dell'esposizione debitoria dell'azienda di Tanzi. Esposizione accumulatasi senza essere frenata da nessuno dei soggetti istituzionalmente deputati (anche localmente) a vigilare sulla Parmalat. Strano a dirsi, Pier Luigi Bersani, che ha presieduto la Regione Emilia Romagna fino al 1996, che è stato ministro dell'Industria, Commercio e Artigianato nei governi Prodi e D'Alema, ministro dei Trasporti e della Navigazione nei governi D'Alema II e Amato II, ministro dello Sviluppo Economico nel governo Prodi II... non ha mai conosciuto Callisto Tanzi. Evidentemente Bersani non ha mai conosciuto Tanzi al pari dei vari Tedesco, Pronzato e Penati. C'è da credere che ora non conosca più nemmeno Bernazzoli. L'avrà disconosciuto dopo la sconfitta. Una sorta di allontanamento dalla corte, s'usava ai tempi dei valvassini, di Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno.

E gli stanchi cittadini di Parma hanno preferito eleggere sindaco Pizzarotti, piuttosto che confermare il potere d'una sinistra smemorata e blindata a compartimenti stagni. S'allude a quelle "paratie di sicurezza" che hanno evitato la cancrena salisse dai vari Tanzi, Pronzato, Penati e Tedeschi fino ai vertici. Metodica di cui hanno abusato le coop rosse per salvare i vertici comunisti. Sul nuovo corso di Parma ha ragione Grillo: «Bersani, prima di parlare di lavoro, dovrebbe lavorare. Ci provi, in futuro ne avrà bisogno».

di Ruggiero Capone