Vincono Grillo e Orlando

martedì 22 maggio 2012


Tutto (o quasi) come previsto. I ballottaggi delle amministrative non hanno visto nessun risultato in bilico fino all'ultimo voto. Marco Doria, alfiere del centrosinistra, ha lasciato il centrista Enrico Musso diciannove punti indietro. Con oltre il 59% si è aggiudicato cinque anni di governo a Genova. Ancora meglio è andata a Leoluca Orlando. Il viceré siculo di Antonio Di Pietro è stato incoronato per la terza volta sindaco di Palermo con ben il 72% dei voti validi. Una débacle quella di Fabrizio Ferrandelli, fermatosi poco sotto il 28%. 

A sorprendere è stata l'affermazione di Federico Pizzarotti, esponente del Movimento 5 stelle, in quel di Parma. Non tanto per aver battuto il più quotato avversario del centrosinistra, Vincenzo Bernazzoli, quanto per l'enormità del distacco. Il grillino è stato preferito dal 60% dei cittadini del capoluogo emiliano. Per di più, mentre Bernazzoli è riuscito a portare alle urne solo mille elettori in più di quelli che l'avevano scelto al primo turno, Pizzarotti ne ha convinti altri 34mila rispetto a due settimane fa. Oltre a Parma, il movimento di Beppe Grillo è riuscito ad aggiudicarsi anche le sfide di Mira e Comacchio, perdendo solo a Budrio e a Garbagnate. Un'affermazione che, insieme ai sondaggi che vogliono il Movimento 5 stelle oltre al 10% su scala nazionale, costituisce il primo test sulla reale tenuta di una formazione che ad oggi è priva di qualsivoglia struttura.

Sopra la linea di galleggiamento il Partito democratico. Sconfitto duramente a Palermo e a Parma, anche il risultato di Doria non fa esultare i Democratici: il professore genovese, vicino a Sinistra Ecologia e Libertà, si era sbarazzato alle primarie degli aspiranti primi cittadini espressi dal Pd. Pierluigi Bersani ha rivendicato per i suoi «una vittoria senza se e senza ma». «Mi sento partecipe della vittoria di Orlando a Palermo» gli ha replicato il presidente del partito, Rosy Bindi. Disconoscendo, di fatto, la scelta di Fabrizio Ferrandelli. Le truppe democratiche possono accontentarsi di aver piantato qualche bandierina in alcuni dei comuni più grandi nei quali si è votato: da Lucca ad Alessandria, passando per Asti, Rieti e Como. Proprio la cittadina lombarda è cartina tornasole della crisi in cui versa il Popolo della Libertà. Da quando è stata introdotta l'elezione diretta del sindaco, i comaschi avevano sempre votato per il centrodestra.

Una sconfitta senza attenuanti quella degli uomini di Angelino Alfano. Che ha plasticamente perso anche nella sua città d'origine, Agrigento, raggranellando appena un quarto dei voti validi e completando così la disfatta sicula. Poco più di dieci anni fa, alle politiche del 2001, il centrodestra si assicurò tutti i 61 seggi a disposizione dell'isola. Ieri ha perso in quasi tutti i principali comuni chiamati al voto. Tra le rare eccezioni è da annoverarsi Frosinone. Nel capoluogo laziale il Pdl aveva celebrato qualche mese fa le il primo esperimento di primarie della sua storia. Forse non un caso.


di Pietro Salvatori