Gherardo Colombo dice sì all'amnistia

sabato 5 maggio 2012


"Gutta cavat lapidem". Sarà stata la cantilena incessante, "amnistia, amnistia". Saranno state le ormai due puntate settimanali di Radio Carcere in cui il duo Marco Pannella - Riccardo Arena si scatena ogni martedi e giovedì sera per descrivere agli italiani ignavi la situazione vergognosa di un carcere che «ci umilia in Europa» e ci «disonora», per usare le parole del presidente Napolitano proferite nel luglio dell'anno scorso durante un convegno ad hoc organizzato al Senato. Fatto sta che anche l'ex pm Gherardo Colombo, un cognome che a Milano vuol dire "Mani pulite" e non sempre è stato sinonimo di garantismo giudiziario, sembra essersi convinto della bontà del progetto pannelliano di clemenza «soprattutto per la giustizia e la repubblica». In un'intervista rilasciata proprio a Radio radicale e poi rilanciata alle agenzie dalla associazione Il detenuto ignoto, presieduta  da Irene Testa, Colombo ha infatti detto di essersi convinto che non c'è altro rimedio se non l'amnistia. Magari subordinata al risarcimento della eventuale vittima del reato, laddove esista, per riformare le carceri e la giustizia italiote.

«Qualche mese fa ero perplesso- ha affermato Gherardo Colombo -  e pensavo che sarei stato d'accordo con l'amnistia a patto che fosse condizionata ad una assunzione di responsabilità. Ma pensandoci e ripensandoci sono arrivato alla conclusione che l'amnistia deve essere amnistia, punto e basta». 

Poi ha aggiunto: «In carcere, su oltre 67 mila detenuti, solo 10 o 15 mila sono effettivamente pericolosi. Si potrebbe riportare il numero complessivo dei detenuti a quello della capienza regolamentare senza mettere a repentaglio la sicurezza generale della cittadinanza». 

Perché questa folgorazione sulla via di Torre Argentina? Risponde lo stesso interessato: «Sono arrivato a questa conclusione perché vedo che non cambia nulla, si legge di suicidi che non fanno quasi mai notizia. La situazione non soltanto non migliora, ma tende verso un peggioramento continuo. Si potrebbe modellare l'amnistia perché sia applicata solo ai reati meno gravi, ma il tema della rieducazione, messa tra virgolette, cioé della riabilitazione delle persone alla vita insieme agli altri, potrebbe essere affrontato in modo più dilazionato. E' la situazione di fatto, che appunto non migliora, che mi ha indotto a far cadere questa sorta di condizione preliminare che vedevo prima». Colombo ha anche auspicato «una iniziativa concordata da uno schieramento che sia il più ampio possibile per riuscire a rendere meno invivibile il carcere, e tutto ciò immediatamente».


di Dimitri Buffa