Le tesi di Bersani che affonderanno l'Ue

venerdì 27 aprile 2012


Il segretario del Pd Bersani ha dichiarato che spera in uno spostamento a sinistra della Francia, auspicando la vittoria di Hollande al ballottaggio, così da esercitare una pressione congiunta nei confronti dell'Europa, con lo scopo di correggerne l'attuale politica rigorista. Bisognerebbe che Bersani e chi la pensa come lui spiegassero al popolo nel dettaglio ciò che intendono con una simile correzione in soldoni.

Poichè è molto facile mettersi a fare i professori, impartendo lezioni di politica continentale sulla base di formulazioni vaghe ed apparentemente astratte, così da indurre i più a ritenere che si tratti di semplici modifiche le quali, oltre a non costare nulla, possono addirittura aiutare l'Italia ed i suoi partner ad uscire più velocemente dalla crisi. Ma in realtà le cose non stanno affatto in questi termini. Un tale correzione nella politica dell'area euro si può sintetizzare in due ben precisi aspetti: aumento della liquidità e conseguenti politiche keynesiane di sostegno alla domanda. Nel primo caso si tratterebbe di aumentare la massa monetaria emessa dalla Bce, con il varo eventuale dei cosiddetti eurobond; nel secondo caso tale liquidità servirebbe a stimolare i consumi attraverso una ulteriore espansione della spesa pubblica.

Tutto ciò in aperto contrasto con l'attuale rigorismo, che trova nella Germania della Merkel il suo principale pilastro, secondo cui solo attraverso un deciso riequilibrio nei conti pubblici dei singoli stati si può restare all'interno di uno standard valutario comune. Se invece dovessero malauguratamente prevalere le tesi di Bersani&company, gli effetti sul piano dell'inflazione e dell'instabilità nel cambio sarebbero molto simili a quelli che hanno interessato il nostro paese quando c'era la vecchia liretta. E se per un sistema in caduta libera sul piano della competitività come quello italiano, la svalutazione consentirebbe una momentanea ripresa sul piano delle esportazioni, l'aumento indiscriminato del circolante produrrebbe effetti molto pesanti sul costo delle materie prime e sul valore complessivo del nostro risparmio espresso in euro. Senza contare la crescita incontrollata dei prezzi e delle tariffe che si innescherebbe con il varo di una politica di tipo inflazionistico. In realtà, Bersani e tutti quelli che invocano simili ricette lo fanno perchè non vogliono rassegnarsi ad un fatto incontrovertibile che sembra dare ragione ad un famoso motto della signora Thatcher: i soldi degli altri prima o poi finiscono. Ed in questo caso, sembrano finiti quelli dei contribuenti e quelli dei creditori, sempre più scettici circa la tenuta finanziaria di paesi come il nostro.

Per questo, con il malcelato scopo di continuare a distribuire risorse in cambio di consenso, i professionisti della politica come Bersani hanno ben capito che, raschiato il fondo del barile con le ultime spremiture fiscali dei tecnici al potere, l'ultima spiaggia è proprio quella di una corposa espansione della moneta. In tal modo, regalando carta straccia, potranno continuare ad illudere il popolo circa un benessere, in tal  modo assolutamente fasullo, che solo attraverso il lavoro vero e la produzione qualificata è possibile mantenere.


di Claudio Romiti