Un bimbo contro la malagiustizia

sabato 21 aprile 2012


Quel piccolo ha tre anni, davvero troppi pochi per conoscere (e soprattutto per capire) di che pasta sia fatta la giustizia italiana. Eppure…

Eppure, appunto a tre anni, si ritrova senza padre (tornato al suo paese di origine, il Marocco, dopo aver trascorso in Italia un periodo caratterizzato da alcool, droga e carcere) e con la madre (una fiorentina poco più che quarantenne) sistemata nella comunità di San Patrignano per combattere la propria lotta contro la cocaina ed a riprendersi dallo choc causato dalla perdita dell'altra figlia, poco più di due anni, deceduta per una malformazione congenita. In quella comunità il piccolo si era ricongiunto alla madre lo scorso 16 novembre (prima aveva trascorso un periodo insieme alla sorellina in una casa protetta) dopo che il Tribunale dei minori di Firenze aveva dato mandato ai servizi sociali «di collocare entrambi presso idonea struttura, ritenendo che vi possa essere per la madre la possibilità di stare con il figlio».

Lo scorso 10 aprile lo stesso Tribunale dei minori fiorentino ci ha ripensato disponendo il ritorno del bambino nella casa protetta da cui proveniva, in vista di un percorso destinato a sfociare nell'adozione: lontano per sempre dalla propria mamma. «È una scelta inspiegabile» hanno scritto i vertici di San Patrignano in una lettera al presidente del Tribunale dei minori di Firenze, Maria Cannizzaro, e al giudice relatore dell'ordinanza, Rosario Lupo. «Il piccolo sta vivendo con serenità il rapporto affettivo con la madre. Un repentino distacco rappresenterebbe un ulteriore trauma: ci opporremo con tutti i mezzi consentiti dalla legge».

L'altro giorno altra ordinanza del Tribunale fiorentino nella quale, contraddicendo quanto deciso il 10 di questo mese, si sostiene che «in situazioni come queste non vi sono soluzioni salvifiche, il criterio è quello di chiedersi cosa sia meglio per il bambino», motivando la decisione di lasciare il piccolo con la mamma a San Patrignano con la necessità «di evitare al bimbo altri traumi» e con il fatto che «il suo inserimento appare ben avviato».

Fin qui brevemente i fatti e una domanda sorge spontanea: ma al Tribunale dei minori del capoluogo toscano non hanno null'altro da fare anziché occuparsi in modo inverosimilmente altalenante delle vicende di questo piccolo? Dedichino almeno qualche minuto della loro giornata a fare pace con il proprio cervello.


di Gianluca Perricone