venerdì 20 aprile 2012
Non lascia sgomenti, non sorprende, la notizia che l'ex tesoriere della Lega, Francesco Belsito, avrebbe confezionato dei dossier contro alcuni fedelissimi di Roberto Maroni. Nei corridoi del Carroccio circolavano la tempo le notizie su dossier contro i leghisti maroniani Gianluca Pini, Giovanni Fava e Fabio Rainieri. Ma si favoleggiva pure di dossier che Maroni avrebbe ordinato contro i suoi nemici, interni ed esterni alla Lega.
«Sono stato accusato io di fare dossier e complotti, invece emerge che è il contrario», si giustifica Maroni, glissando sull'argomento e poi ribaltando ogni accusa su Belsito e soci. Alla luce di questo scambio di gentilezze, lo slogan della Lega "Pulizia, pulizia, pulizia!" andrebbe aggiornato in "Polizia, polizia, polizia!". E perché questi dossieraggi, figli d'una vecchia visione da questurino, ci riportano ad una gestione del Viminale degna della Prima Repubblica, del tanto biasimato "Ufficio affari riservati". Ora non stiamo a valutare se sia stato per primo Maroni a fabbricare i dossier o i suoi nemici. Certo è che, se trovassero conferma entrambi i dossieraggi, dovremmo ricrederci sulla Lega, ed appellarla ennesima figlia degenere della Prima Repubblica, di quella Roma ladrona che partoriva la "strategia della tensione".
«E' incredibile che l'ex ministro dell'Interno sia stato oggetto di attività di dossieraggio - continua Roberto Maroni -. Non è un tentato dossieraggio, è un dossier che io ho visto. Mi sembra molto grave, sopratutto se qualcuno sapeva o era consenziente. Sembra che sia stato pagato con i soldi della Lega: è la cosa più grave». A questo punto l'ex titolare dell'Interno farebbe meglio a tacere, oppure che getti la maschera e spighi all'Italia tutta di chi è figlia la Lega, la strategia padana. Perché qualche dietrologo potrebbe fantasticarci sopra, ipotizzando un Carroccio fatto a tavolino, come i tanti partiti che i servizi segreti registravano per mettere bastoni tra le ruote allo spontaneismo politico e, spesso, convogliare la protesta sociale verso dei muri di gomma.
«Il dossier è ridicolo - si giustifica invece Maroni - Contiene cose inventate e inverosimili. È stato fatto per screditare. Voglio solo citare quanto comparso su Panorama: si è scoperto che avevo una grande barca a Portorose in Slovenia, mentre era Porto Rosa, di fronte alle Eolie, dove qualche anno fa avevo una barca». Inezie, robetta. «Se fosse vero quello che stiamo leggendo sui giornali, sarebbe vomitevole: perché se in una squadra, in un team, in una famiglia, c'è qualcuno che perde tempo a fare dossier deve essere mandato via con sonori calci nel sedere, perché è la cosa più squallida che una persona possa fare» commenta il governatore del Veneto, Luca Zaia. «Al suo interno - prosegue Zaia - la Lega è in grado di fare le sue verifiche in tempi rapidi. C'è un triumvirato delegato a questo, dopo di che deciderà il futuro non solo di Stiffoni, ma di tutti noi». Ma se sono bastati una manciata di soldi e dei dossier per creare zizzania, evidentemente o la Lega non serve o deve studiare da vecchia Diccì.
di Ruggiero Capone