Meno rimborsi e più idee

giovedì 19 aprile 2012


È arrivato il momento di immaginare nuove forme di organizzazione e di partecipazione politica che restituiscano senso al termine partito. Una democrazia liberale ha bisogno dei partiti e non possiamo pensare nemmeno per un attimo di farne a meno. Ma non abbiamo alcuna necessità dei vecchi apparati burocratici e partitocratici che sono, invece, il morbo letale della democrazia e della libertà.

A tal proposito, al centro del "Progetto Eta Beta", cioè del progetto per un'altra forma-partito di matrice liberal-democratica, vi sono tre elementi caratterizzanti da cui sarebbe bene ripartire per rifondare la politica nel senso nobile della parola. Mi riferisco alla forza delle idee, ad un metodo liberale e meritocratico di selezione e formazione della classe dirigente politica, e a una galassia aperta, composta da varie associazioni e individui in grado di essere un'intelligenza collettiva. Il problema italiano, rappresentato dal dominio della partitocrazia, invece, è quello di avere al centro e come scopo ultimo il Potere fine a se stesso, l'affarismo, l'occupazione dello stato, il denaro.

Ecco, se si vuole combattere la corruzione e restituire forza democratica alla vita dei partiti, allora bisognerà sgomberare il campo dall'avidità, dalla cupidigia, dall'affarismo. Sarà necessario, perciò, creare le condizioni affinché i partiti politici diventino il luogo della elaborazione e attuazione delle idee, non il luogo delle spartizioni sottobanco e degli apparati burocratici. Nella classe politica burocratica, del resto, confluiscono prevalentemente le persone che tendono ad accentrare il potere e a renderlo verticistico, oligarchico, monocratico, autoritario. Eppure sono proprio queste le persone più insicure e più affamate di certezze. Ecco perché non bisognerebbe mai confondere la "certezza" con la "sicurezza", che è cosa ben diversa. Di conseguenza, a fare carriera all'interno delle burocrazie di questi partiti sono, in genere, le persone più fedeli al leader e, quindi, le meno leali. Si tratta, di solito, ma non sempre, di persone incapaci di assicurarsi autorevolezza con le proprie qualità personali e, quindi, in cerca di autorità o di persone più facilmente predisposte ad assumere il ruolo di gregari, magari utilizzando mezzi ruffiani, sempre e comunque accondiscendenti nei confronti del capo.

All'interno delle burocrazie di apparato, perciò, vengono ostacolate le "teste pensanti", cioè le persone meglio disposte ad affrontare con fiducia i rischi e le incertezze del presente pur di costruire il futuro. In poche parole, sono le personalità più aperte, non conformiste, più positive nei confronti dei cambiamenti, più responsabili rispetto agli impegni presi, più leali e affidabili perché capaci di costruirsi una credibilità personale basata sulla competenza, i comportamenti, la parola data e sulla propria dignità piuttosto che sull'autorità, sulla prepotenza e sull'arroganza. Insomma, la partitocrazia dominante, oggi come ieri, rappresenta la peste interna ai partiti e, dunque, è il virus che distrugge i partiti stessi conducendoli alla disgregazione e con essi divora la democrazia, la libertà e lo "stato di diritto".


di Pier Paolo Segneri