La supercazzola Idv sui rimborsi

giovedì 19 aprile 2012


L'Italia dei Valori dichiara guerra ai rimborsi elettorali. Tanto ha già trovato una ghiotta soluzione: rimpinguare le casse del partito a suon di rimborsi referendari, così come fatto con grande successo in occasione delle ultime consultazioni su acqua, nucleare e legittimo impedimento.

Come? Semplice. La legge del 1999 sul finanziamento ai partiti, al quarto comma dell'articolo 1, stabilisce quanto segue: «È attribuito ai comitati promotori un rimborso pari alla somma risultante dalla moltiplicazione di lire mille per ogni firma valida (...) fino ad un limite massimo pari complessivamente a lire 5 miliardi annue, a condizione che la consultazione referendaria abbia raggiunto il quorum di validità di partecipazione al voto». Anche dopo il cambio lira-euro non sono comunque mica bruscolini. E, difatti, a fronte delle circa 740mila firme dichiarate dall'Idv per il referendum sul nucleare, il partito di Di Pietro ha incamerato qualcosa come 400mila euro. 

Certo, non un granché rispetto agli emolumenti multimilionari che lo stato elargisce ai partiti, e ai quali Antonio Di Pietro e i suoi asseriscono di voler rinunciare una volta per tutte. Ma si da il caso che in occasione del referendum sull'acqua "pubblica" le firme raccolte in totale fossero molte di più, circa un milione 400mila, solo che l'altra metà era stata collezionata dal comitato referendario popolare. In più, "in canna", c'è ancora i referendum sull'abolizione delle province, con le firme già raccolte e depositate.  È andata male soltanto per quello contro il porcellum, bocciato poi dalla Cassazione, dopo che Idv e Pd avevano raccolto oltre un milione di sottoscrizioni. Ma che importa? In Italia, inventare un nuovo referendum non è mai stato un problema. Specie se si trattasse di farlo sotto la spinta di dover far quadrare i conti del partito. 

Stavolta però il tentativo di Di Pietro &co. di raggranellare spicci alle spalle del contribuente mantenendo un savonaroliano rigore di facciata è davvero grottesco. L'Italia dei Valori ha infatti annunciato di voler tornare in piazza con i gazebo per un nuovo referendum sull'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. Sarà la volta buona? Forse. Nel 1993 un altro referendum aveva già chiesto agli italiani la stessa cosa. Aveva votato il 77% degli aventi diritto, e il 90% di loro aveva detto no al finanziamento dei partiti. Come andò a finire la grande espressione di volontà popolare, è oggi sotto gli occhi di tutti. Cosa cambierebbe stavolta? Beh, sicuramente l'estratto conto del partito di Tonino.


di Luca Pautasso