D'Alema, Orlando e la rissa siciliana

giovedì 19 aprile 2012


«Massimo D'Alema farà la fine di Andreotti quando invitò a non votarmi e io fui eletto sindaco con un numero straordinario di preferenze». Leoluca Orlando, candidato sindaco di Palermo, non ci sta alle affermazioni di D'Alema che, in occasione di una manifestazione a Palermo a sostegno del candidato del Pd, Fabrizio Ferrandelli, aveva invitato il portavoce nazionale dell'Idv a «saper invecchiare con serenità e senza egoismi».

"Vecchio vicerè", lo ha definito l'ex presidente del Consiglio, «giù le mani pugliesi da Palermo», ha risposto stizzito il portavoce nazionale del partito di Di Pietro. Un botta e risposta a distanza tra i due leader del centrosinistra sulle amministrative del capoluogo siciliano, dove Orlando ha già ricoperto la carica di primo cittadino per ben tre volte. Già, l'ex sindaco ricomincia da quattro, dopo la guerra sulle candidature alle primarie del centrosinistra che ha visto la sconfitta di Rita Borsellino, sostenuta dal Pd e anche da Orlando, e la vittoria dell'ex consigliere comunale dell'Idv, Ferrandelli, appoggiato dal duo Lumia-Cracolici. Una candidatura, quella di Orlando, che, tra un susseguirsi di conferme e smentite («lo devo dire in aramaico che non mi di candido?»), è arrivata subito dopo la vittoria del suo ex delfino, reo di essersi ribellato al diktat del capo che mal tollerava una sua candidatura autonoma.

Ed ecco che l'Orlando furioso, come nelle rappresentazioni dell'Opera dei pupi che celebra le gesta dei cavalieri del ciclo carolingio, sfodera la sua spada, scende in campo e va al contrattacco, sostenuto dal suo partito, Rifondazione comunista-Fds e Verdi. «D'Alema pensi ai guai etici e giudiziari della sua regione», dice Orlando, commentando le parole del "lider Maximo" che gli aveva raccomandato di «prendere un Maalox» se non si accettano i risultati della primarie e viene il mal di pancia. Un "duello" tra due cavalieri nel quale interviene anche il principale pomo della discordia: «Se c'è qualcuno che ricorda Andreotti - sostiene Ferrandelli - quello è proprio Orlando: da 30 anni attaccato alla poltrona ed incapace di far crescere una nuova classe dirigente».

Non si lascia scappare l'occasione di questa polemica, Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione comunista, giunto a Palermo per sostenere la candidatura dell'ex sindaco della "primavera" di Palermo (molti la ricordano come un inverno gelido): «D'Alema ha detto di non votare Orlando? Bene, porta sfiga». Alla luce di tutto ciò, in caso di un ballottaggio senza Ferrandelli e con Orlando, il Pd cosa farà?


di Rosamaria Gunnella