Imu, una tassa incostituzionale

mercoledì 11 aprile 2012


La progressività è una caratteristica del nostro ordinamento tributario. L'art. 53 della Costituzione dispone in tal senso: «Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività». Che fine ha fatto questo criterio quando il legislatore ha deciso di creare l'Ici prima e l'Imu adesso?

Non è difficile capire che la tassa sulla casa non sia informata a tale criterio. Infatti la casa (un bene) viene tassato non tenendo conto della "capacità contributiva" del proprietario (cittadino). Vale la pena di fare un esempio chiarificatorio. Se il possessore di una casa (ereditata, letteralmente, a babbo morto) è disoccupato o lavoratore atipico e oggettivamente indigente, perché dovrebbe, per legge, sottostare ad un'imposizione smaccatamente non equa e non informata al criterio di progressività? Se la casa è già tassata nell'Irpef informandosi al valore catastale e andando a creare l'imponibile (e quindi informandosi al criterio di progressività), perché lo stesso immobile deve essere tassato, la seconda volta, non informandosi a tale criterio? Per quale dettame costituzionale sconosciuto un cittadino deve essere tassato per quello che ha e non per quello che guadagna? E ancora, per quale motivo un bene primario, come la casa, deve sottostare ad una tassazione così alta? Si capirebbe l'emergenza, ma perché allora i veri detentori delle rendite, come le banche e le fondazioni collegate, sono esenti da questa tassazione incostituzionale? 

Senza intentare una guerra ideologica, il punto nodale della questione rimane sempre lo stesso: la Costituzione. Vituperata e "stuprata" in tutti i modi da tutti i legislatori ed esecutivi che si sono succeduti, stavolta sembra essere stata messa del tutto da parte, in maniera anche piuttosto plateale, per fare cassa in barba ai principi fondanti di una democrazia occidentale. Ebbene sì, tutti si riempiono la bocca con questa fantomatica "democrazia avanzata", per poi soprassedere ai criteri più banali del potere coercitivo (seppur mitigato da certi criteri) della riscossione.

No taxation without representation, si dice. Ma in Italia sembra che dobbiamo fare un passo indietro e rivendicare un "No taxation without inspiration", proprio per fare appello alla lungimiranza dei Padri costituenti. Che avevano capito bene come la nostra classe dirigente avrebbe provato di tutto per spremere le tasche dei cittadini, financo la sempre più debole, ma pur sempre presente, Carta.


di Antonio Fanelli