I transfrontalieri non rubano il pieno

venerdì 6 aprile 2012


Quotidianamente, lungo le frontiere italiane, s'incolonnano i pendolari del pieno. Operai, commercianti e artigiani che spaccano il centesimo per quadrare i bilanci. Qualcuno crede sui loro portafogli si sarebbe potuta reggere l'economia di stazioni di servizio, bar e supermercati che insistono in territorio italiano, ma a pochi chilometri da Svizzera e Solovenia. 

Le regioni frontaliere italiane, causa la crisi, ottengono dal Governo romano il permesso d'adottare sistemi d'ulteriore riduzione dei prezzi per le pompe alla frontiera. Scelta politica che avvantaggia le popolazioni residenti. Ma anche Svizzera e Slovenia abbassano ulteriormente il prezzo delle benzine sul confine italiano. Una corsa davvero impari. Soprattutto che senso avrebbe mai ingenerare una sorta di concorrenza sleale sui prodotti petroliferi, ed in aperta violazione delle normative europee sulla concorrenza? Il pendolarismo del pieno rappresenterà sempre il male endemico delle zone frontaliere. E non va certo confuso col contrabbando, col mercato parallelo illegale di benzina e gasolio. Ma anche il contrabbando è un fronte d'evasione fiscale di difficile quantificazione. Ora si cerca di correre ai ripari, ma non possiamo ignorare che nei pressi dei porti di Bari e Napoli la benzina di contrabbando s'è sempre venduta. Il governo avrebbe redatto di recente nuove strategie di contrasto. Ma per decenni il contrabbando è stato quasi tollerato. Guardato come un male minore: 24 anni fa l'allora ministro delle Finanze del Psi, Rino Formica, propose di contrattualizzare i contrabbandieri. Quindi non gridiamo allo scandalo. Soprattutto, non chiamiamo contrabbandieri le migliaia di persone che si riversano in Svizzera, Slovenia, Francia, Croazia, Austria per i minori prezzi della benzina. Sono persone che cercano onestamente di risparmiare, anche se non mancherebbero taniche da cinque, dieci o venti litri trasportate verso l'Italia, e in buona compagnia della spesa alimentare. Ma lo Stato non può fermare queste micro emorragie frontaliere con misure illiberali e anti-mercato. L'obiettivo principale della Guardia di Finanza deve rimanere la vendita illegale di carburanti, che ha portato al sequestro di ingenti quantità di benzina in tutto lo Stivale. Non regge nemmeno la giustificazione che «la concorrenza dei Paesi confinanti priverebbe l'Erario di un consistente gettito fiscale». Al fine di scoraggiare i rifornimenti oltre confine, gli automobilisti altoatesini già usufruiscono d'una riduzione di 27 centesimi. In Friuli Venezia Giulia il trattamento di favore è esteso a tutti i residenti: quindici centesimi per i residenti più lontani dal confine, 21 per i residenti a ridosso dei confini (misura temporaneamente innalzata a 28 centesimi). Per gli abitanti dell'Alto Adige 27 centesimi per chi risiede entro i dieci chilometri, 20 centesimi per le distanze comprese fra i dieci e i venti chilometri. Un regime di favore che già c'era. Ora viene incrementato, nonostante l'Ue abbia notificato alle Regioni italiane frontaliere una nota che configura «riduzioni con un indebito aiuto di Stato, in aperto contrasto con le regole comunitarie». Si tratterebbe di «concorrenza sleale verso i Paesi comunitari». Le Regioni frontaliere del Nord sfidano l'Ue sulla benzina invece di badare a contenere gli sprechi amministrativi.


di Ruggiero Capone