giovedì 5 aprile 2012
Se il centrodestra capitolino e laziale è in subbuglio per l'arrivo della campagna elettorale delle amministrative della Capitale (con annesso dubbio amletico di alemanno se ricandidarsi o meno alla carica di primo cittadino), il centrosinistra è un po' più sereno. Almeno per quanto attiene la composizione della eventuale alleanza elettorale che sosterrebbe il candidato unico a sindaco.
Nicola Zingaretti è, per ora e senza ragionevoli dubbi fino alla conferma ufficiale del suo nome, l'uomo prescelto dalla galassia "sinistra" di Roma, per tentare di riconquistare il Campidoglio, dopo «la parentesi - così la definiscono Pd e soci - di un sindaco inadeguato». Forse dimenticando l'ultimo mandato di Walter Veltroni, costellato lungo il suo cammino, interrotto dalle dimissioni per presentarsi alla politiche, di favori a costruttori e provvedimenti 'azzeccagarbugliati' in fine di mandato per onorare le ultime cambiali elettorali in vista della richiesta ulteriore di sostegno politico.
I sondaggi sono, a onor del vero, molto a favore della coalizione di centrosinistra, con una stima percentuale che vede il Pd attestarsi al 34%, Sel al 12% e l'Idv al 6%.
Gli studi commissionati alla Ipsos di Pagnoncelli indicano anche un dato più che rilevante rispetto al centro. Complessivamente, i "tre moschettieri" del Terzo Polo avrebbero il 13%, con l'anomalia, rispetto al dato nazionale, di Fli che, con il 6,2%, supererebbe l'Udc di Casini, ferma al 5,3%. L'Api di Rutelli, con l'1,5% dei consensi, sarebbe un'aggiuntina necessaria ma non certo sufficiente alla stabilità di un valore assoluto tale da determinare un potere contrattuale forte nell'agone politico.
L'interrogativo più grande che si pone di fronte al centrosinistra è quello di scegliere se allearsi con Casini & co, oppure correre a sinistra, con Sel e, forse, l'Idv. Tutto dipende, fanno sapere da Palazzo Valentini (sede della Provincia di Roma e vero quartier generale del Pd in vista delle amministrative romane), da cosa farà l'Udc a livello nazionale. Se si riavvicinerà al Pdl, allora si andrà da soli, altrimenti si potrebbe trovare un accordo elettorale. La sicurezza di vincere con Zingaretti candidato, lascia però pensare che, come suo solito, il Pd potrebbe adagiarsi su finti allori di virtuali consensi, perdendo di vista che una campagna elettorale non si fa nelle stanze ma per strada. Così come si apprestano a fare a destra.
Il laboratorio politico di Zingaretti, d'altro canto, lascia ben sperare sul risultato finale, avendo sperimentato positivamente il legame del Pd con Sel, passando per il non aver scontentato l'ala più moderata dei democratici, i popolari di Fioroni. Il Presidente Nicola (al contrario del sindaco che tutti chiamano per cognome, in Provincia Zingaretti è sempre chiamato per nome, forse per far sì che non ci si confonda con il fratello attore, Luca "Commissario Montalbano" Zingaretti) ha dispensato assessorati ai centristi e scialuppe di salvataggio agli "extraparlamentari" di Sel. Come Massimiliano Smeriglio, rimasti fuori dalle Camere nel 2008. Assicurandosi così un appoggio sia riconoscente sia basato sul progetto politico di riunire la sinistra su Roma, che si fratturò letteralmente con la scorsa candidatura d'apparato di Francesco Rutelli a sindaco.
Forza della candidatura di Zingaretti al Campidoglio è l'accordo interno che vedrebbe, in prospettiva, Enrico Gasbarra, esponente dell'estremo centro del Pd e segretario regionale nel Lazio, candidato alle prossime elezioni amministrative regionali. Questo equilibrio dovrebbe assicurare, secondo gli strateghi di via Sant'Andrea delle Fratte, un buon punto di partenza per la prossima Roma di centrosinistra.
Alemanno non viene proprio considerato come avversario nei discorsi sulle prossime amministrative. Anzi, l'unica incognita è la sua candidatura, visto che, ragionano nei cortili 'rossi' dei Palazzi, «se l'attuale sindaco non vuole rimanere senza poltrona, si deve dimettere entro sei mesi dalla fine della consiliatura per candidarsi al Parlamento, altrimenti diventerebbe il solo il capo dell'opposizione in Aula Giulio Cesare. E non crediamo sia la prospettiva più ambita da Alemanno».
Al di là delle strategie, e rimanendo sui dati effettivi (o quasi) dei sondaggi, balza all'occhio la forza relativa del partito di Vendola. A Roma otterrebbe il 12% dei consensi, andando a ritagliarsi un ruolo fondamentale nella coalizione. Questo determinerà, almeno nei municipi di tradizione rossa, come Tuscolana e Casilina, una riscrittura anche dei rapporti di forza con lo "Stato centrale" del Campidoglio. Di certo la giacchetta del prossimo sindaco sarà tirata a modino per la copertura della spesa sociale. E, probabilmente, nel 2013 le banche riapriranno i rubinetti del credito alla Pubblica amministrazione. Condizione di cui ebbe beneficio Veltroni (per portare a buon fine tutti suoi progetti da panem et circenses) e di cui non ha potuto usufruire Alemanno. Alle prese, poverino, con tagli, razionalizzazioni e innalzamento di tariffe e aliquote delle addizionali Irpef.
di Francesco Di Majo