giovedì 5 aprile 2012
Gli ambientalisti sono scesi in piazza per urlare il loro dolore per un governo che vuole uccidere il fotovoltaico. A braccetto con il loro partito politico di riferimento, i Verdi, defunti in Parlamento e orfani del loro leader storico Pecoraro Scanio, hanno urlato il loro dolore, ma certo non lo hanno fatto per il bene dei cittadini bensì per il bene della loro causa, visto che omettono di dire molte cose.
Quello che non dicono è che i costi del fotovoltaico finiscono nella bolletta della luce e incideranno per un 12,40% in più per il 2012 (rimane da chiedersi perché il Governo non li inserisce nella fiscalizzazione generale, mentre così pagano sempre i soliti, considerando che alcune aziende hanno grossi sgravi sull'energia elettrica). Non dicono che gli incentivi per il fotovoltaico sono stati una cosa folle, tant'è che l'obiettivo produttivo che doveva essere raggiunto nel 2020, è stato toccato lo scorso anno, con ben nove anni di anticipo. Il motivo è semplice: tanti erano i soldi che lo stato regalava sotto forma di incentivo, che il fotovoltaico è diventato una forma di investimento migliore del mattone.
Gli ambientalisti non dicono che i pannelli solari che regaleranno incentivi per vent'anni tra massimo cinque anni saranno obsoleti, perché in quel settore la ricerca e lo sviluppo corrono. E i cari ambientalisti non dicono nemmeno che non si è mai sviluppata una vera e propria industria del fotovoltaico, che mantenesse in Italia il denaro investito: i pannelli vengono tutti comprati dall'estero (in primis Germania), mentre se ciò avvenisse in Italia ci sarebbe uno sviluppo "attivo" e non solo "passivo". E taciamo del fatto che l'energia prodotta dai privati con il fotovoltaico deve essere tutta acquistata dallo Stato, mandando di conseguenza in sofferenza le centrali di Enel, Edison e via dicendo che iniziano a non aver clienti per il loro prodotto. Problemi loro? No, problemi dello Stato che tramite gli incentivi per il fotovoltaico ha drogato il mercato creando problemi a chi aveva fatto grossi investimenti nel settore. E la crisi porta inevitabilmente a disoccupazione. E ad ulteriori problemi per lo Stato.
Per questo motivo i ministri Passera (Sviluppo economico) e Crimi (Ambiente) non sanno che pesci prendere, stretti tra le scellerate decisioni del passato, le pressioni delle lobbies e la totale assenza di fondi che non possono essere reperiti strozzando ulteriormente i contribuenti.
di Francesco Blasilli