I manager precari del fisco italiano

martedì 3 aprile 2012


Alla lotta all'evasione fiscale lo stato preferisce delegare i dirigenti in precariato concorsuale. Più di 800, inseriti nell'Agenzia delle entrate, sono stati scelti in maniera discrezionale, senza criteri di trasparenza e sono tenuti sulla corda dalla spada di Damocle di una possibile revoca dell'incarico. I dirigenti non sono di ruolo e dunque facilmente revocabili se non in linea con i superiori.

A chi conviene tutto questo? Se lo chiedono tra gli altri i Radicali italiani che hanno reso nota una sentenza del Tar che ha annullato tutte le nomine e che è stata appellata al Consiglio di stato dall'Agenzia delle entrate. Che ha anche chiesto una sorta di cover up governativa attraverso il decreto sulle semplificazioni. Una specie di norma salva dirigenti, che altrimenti potrebbero essere scavalcati da altri pretendenti al medesimo ruolo.

All'Agenzia delle entrate dal 2001 non si effettuano concorsi e tutti i dirigenti, la cui nomina è stata adesso annullata dal Tar, sono stati cooptati secondo le solite scelte all'italiana dall'interno della amministrazione stessa. Ora, a parte che il Tar non riconosce queste nomine, non vi è chi non capisca quale sia la ratio perversa di questo stato di cose: far sentire tutti e 800 i dirigenti in questione alla mercè di chi li ha messi lì senza titolo. È uno scambio tipico della pubblica amministrazione: io giuro fedeltà eterna al mio mentore, e lui in cambio mi dà una prebenda cui non ho diritto e che in ogni momento mi può essere tolta. Ma perché, si chiedono i Radicali, tenere in questa situazione tutti i dirigenti dell'agenzia che si incarica di accertare l'evasione fiscale degli italiani? Due anni orsono destò molto scalpore la notizia data un impiegato dell'agenzia delle entrate di Roma, Bruno Berardi,  figlio di una vittima delle Brigate rosse, il maresciallo Rosario ucciso il 10 marzo 1978 a Torino, che raccontò come durante le feste natalizie venisse letteralmente requisita una stanza intera dell'ufficio nel quartiere Eur in cui lavorava per fare posto alle regalie dei contribuenti che ringraziavano così, molto premurosamente e con oggetti anche costosi, i dirigenti delle entrate di Roma. Si parlava di pacchi dal valore di migliaia di euro contenenti anche caviale e champagne, di orologi d'oro e quant'altro. Se incrociamo la notizia odierna dei dirigenti tenuti in pugno da chi li nomina saltando le procedure dei concorsi con quella di ieri, i regali dei privati agli stessi dirigenti, potremmo forse avere un punto di vista differente persino sulla lotta all'evasione fiscale.


di Dimitri Buffa