Sindaci anti-Imu: «Ci lascia a secco»

mercoledì 28 marzo 2012


I sindaci italiani contro l'Imu. Sembra paradossale. Non lo è, però, se si considera che l'imposta sarà municipale solo di nome e non di fatto. Già, perché la maggior parte degli introiti della nuova Ici finirà dritta nelle casse dello stato, lasciando agli enti locali soltanto le briciole. Senza contare che si tratta di un onere gravoso, mal digerito dal contribuente. Insomma, una pessima pubblicità per gli enti locali, cui non resta nemmeno la consolazione degli introiti. 

Un'alternativa arriva dagli stessi sindaci. «Molto meglio la proposta avanzata dall'Anci: lasciare ai comuni la possibilità di gestire per intero il gettito dell'Imu, a fronte dell'eliminazione di tutti i trasferimenti da parte dello stato», spiega Nicola Procaccini, primo cittadino di Terracina. Insomma, se l'Imu resta ai comuni, i sindaci sono disposti a non battere più cassa a Roma. Definitivamente. In più, dice Procaccini, «sarebbe la realizzazione del principio "pago, vedo, voto". Il cittadino paga le tasse locali, valuta direttamente come l'amministrazione utilizza i suoi soldi, e alle urne sceglie di conseguenza». 

In attesa che il suggerimento venga recepito, o quantomeno preso in considerazione, le casse comunali restano vuote, o quasi. Lo dimostra chiaramente un recente studio studio condotto dalla Cgia di Mestre. Grazie all'Imu i Comuni incasseranno 21,4 miliardi di euro. Ma, spiegano dall'assciazione dei piccoli imprenditori e artigiani, da questo importo vanno sottratti 10,8 miliardi di imposte comunali sostituite dall'Imu: l'Ici sulle seconde e terze case, ma anche l'Irpef e le addizionali sui redditi degli immobili non locati. Ai Comuni rimangono quindi 10,6 miliardi. Di questi, 9 miliardi (tutto il gettito Imu non riconducibile alla prima casa) dovranno essere devoluti all'Erario. Ai sindaci rimarranno dunque solo 1,6 miliardi di euro, a loro volta compensati da una corrispondente riduzione del Fondo sperimentale di riequilibrio. Morale della favola: il saldo sarà praticamente pari a zero. 

Non va meglio alle Regioni. Da un lato, infatti, il governo ha deciso di incrementare l'addizionale regionale Irpef dallo 0,9% all'1,23%, con 2,2 miliardi di euro di gettito aggiuntivo. Ma dall'altro alle Regioni verrà tagliata la medesima cifra di trasferimenti al Fondo sanitario nazionale. Gli unici a notare una differenza, dunque saranno i contribuenti, che vedranno ancora alleggerito il già magro protafogli. Per i governatori, invece, non ci sarà di che scialare.


di Luca Pautasso