mercoledì 21 marzo 2012
Due anni fa circa, di fronte all'inevitabile rottura di Gianfranco Fini con Silvio Berlusconi, molti di noi dissero: "Alea iacta est", ovvero il dado è tratto. Si diede vita così a quel cammino nel deserto che costò a noi tutti sacrifici, rinunce, tradimenti, aggressioni mediatiche quotidiane di inaudita violenza. La fermezza e l'orgoglio che in tutti noi prevalsero portò alla nascita di Futuro e libertà, con la consapevolezza che l'audacia avrebbe premiato le nostre ragioni. E così è stato. Oggi, con l'uscita di scena del Cavaliere, anche il berlusconismo che tanti danni ha arrecato al Paese, è archiviato. Con la sua fine ci si avvia inevitabilmente alla conclusione della cosiddetta Seconda Repubblica. Il Governo Monti, infatti, ha già dato vita alla nascita di quella che verrà definita la Terza Repubblica. Si tratta ora di dare corpo a una ristrutturazione complessiva dell'Italia dal punto di vista economico, sociale, morale, politico, istituzionale. Come farlo? La lungimiranza di Fini e l'intelligenza di Casini hanno individuato la rotta. Pietrasanta, con il suo ampio dibattito, ha offerto contenuti e forma di un soggetto politico tutto da costruire, andando al di là dell'attuale Terzo Polo con pari dignità tra i promotori, salvaguardando le identità di ognuno. Non si tratta certo di archiviare frettolosamente questa esperienza che ha dato i suoi benefici frutti al Paese sostenendo un quadro politico (il Governo Monti) che in soli 100 giorni già sta mostrando segnali positivi per la ripresa del Paese. Si tratta piuttosto di allargare i suoi confini aprendosi alla società civile, ai giovani, alle donne, a quanti vogliono riscoprire un volontariato di ideali e passioni in grado di ridare autorevolezza alla Politica, quella concreta, fatta di persone oneste che si cimentano nel gestire la res publica in favore di tutti i cittadini. Soprattutto noi e l'Udc, per la storia di ognuno, possiamo essere in alcuni casi distinti, ma certo siamo distanti dal Pdl per come oggi è configurato e alternativi alla sinistra. Nel Parlamento europeo e all'interno del Ppe io e il collega Salvatore Tatarella ci siamo già riusciti, costituendo un'unica delegazione di otto eurodeputati formata da Udc, Fli e Svp. Insomma, abbiamo solo bisogno di individuare un progetto complessivo per la nostra Italia nel contesto europeo e internazionale; necessitiamo di un contenitore "centrale" (come giustamente definito da Fini e Bocchino nel corso del dibattito di Pietrasanta), non "centrista", affascinato dalla politica dei due forni. Non mi interessa sapere oggi come ci chiameremo, certo dobbiamo avere regole diverse dai partiti come li abbiamo conosciuti fin qui (tesseramenti più o meno spontanei, congressi spesso precostituiti, correnti, cerchi magici, corpi celesti, eccetera), adeguate ai nuovi tempi con quella più ampia e reale partecipazione che consente di dare un senso alla meritocrazia. Via le ideologie (non gli ideali), sì a programmi concreti sui quali confrontarsi certo, ma poi da realizzare in concreto nell'interesse del Paese. Facciamo nostra l'esortazione del presidente Napolitano: "Ci vuole più qualità e moralità". Questo sarà un cammino non certo facile, a volte tortuoso, ma è nostro dovere affrontarlo con coraggio, razionalità, affidabilità. Il 2013 sarà l'anno decisivo per il via libera alla Terza Repubblica. Non importa se le imminenti elezioni amministrative si svolgeranno spesso con improvvide disarticolazioni tra i partner del Terzo Polo in nome della giusta autonomia locale. Importante è che dopo questa tornata, tutto si uniformi secondo una strategia di più ampio e lungo respiro nazionale. Ecco, con questa seconda fase di Futuro e libertà, apertasi a Pietrasanta, possiamo dire a Fini e a noi stessi: "In hoc signo vinces"... *eurodeputato di Fli-Ppe
di Potito Salatto