L’IA “mette lo zampino” in quasi 4 cyberattacchi su 10 in Italia

mercoledì 12 novembre 2025


Quasi il 40% degli attacchi informatici in Italia oggi sfrutta (in misura variabile) strumenti di intelligenza artificiale. È un ulteriore segnale che quello a cui stiamo assistendo è un cambio di paradigma: l’IA non è più solo uno strumento difensivo ma è diventato a tutti gli effetti un amplificatore per le capacità offensive del cybercrime.

Il dato emerge dalle cronache recenti, che riportano con precisione come l’integrazione su larga scala dell’Ia generativa sia sempre più comune in campagne di phishing, spear-phishing e truffe d’impersonificazione verso imprese e consumatori italiani.

Un contesto in rapido peggioramento

La fotografia scattata sul nostro Paese conferma come la pressione sia in crescita. Nei report operativi per il 2025 dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN) si registrano picchi difficili da ignorare: a maggio 2025 l’Agenzia segnala una recrudescenza del ransomware (17 attacchi nel mese) e 201 eventi complessivi solo in quel mese, a testimonianza di una superficie d’attacco più ampia e di tattiche sempre più automatizzate. Nel 1° semestre 2025 ACN ha rilevato un aumento marcato degli incidenti, che vede una crescita anche dei DDoS (+77% su base annua nei dati di sintesi).

Il Rapporto Clusit 2025 (edizione di metà anno) ci aiuta a inquadrare la tendenza: l’Italia resta tra i Paesi più colpiti, con il cybercrime come matrice dominante. Le tecniche di attacco più usate puntano in primis a furto di credenziali, estorsione e sabotaggio operativo. In questi ambiti l’IA accelera la fase di ricognizione, genera contenuti ingannevoli in italiano (livello madrelingua) e automatizza le campagne su larga scala.

In che modo viene usata l’IA per danneggiare le aziende e gli utenti italiani

Le contromisure difensive che funzionano davvero

Per le aziende

Per i consumatori

Applicando questi consigli sarà più semplice iniziare a proteggersi dai rischi del mondo digitale.


di Redazione