Stati Uniti e Cina si sfidano sul suolo lunare

mercoledì 27 agosto 2025


Cinquantasei anni dopo lo storico allunaggio dell’Apollo 11, il mondo si prepara a una nuova corsa alla Luna. Ma questa volta non si tratta di un ritorno simbolico o di un semplice exploit tecnologico. È una sfida geopolitica, scientifica ed economica che vede due superpotenze, Stati Uniti e Cina, contendersi la supremazia nel futuro dell’esplorazione lunare. Il traguardo non è più il semplice “mettere piede sulla Luna”, ma stabilire una presenza permanente sul nostro satellite. La Nasa, in collaborazione con aziende private come SpaceX e Blue Origin, punta al 2026 per il primo sbarco con equipaggio nell’ambito del programma Artemis. Dopo il successo della missione Artemis II, che ha portato un equipaggio umano in orbita lunare nel 2024, tutte le attenzioni sono ora rivolte ad Artemis III, che prevede l’allunaggio al Polo Sud lunare, una regione ricca di ghiaccio d’acqua, considerata cruciale per l’insediamento umano.

Ma l’obiettivo americano va oltre la semplice esplorazione: costruire il Gateway, una stazione spaziale in orbita lunare, e porre le basi per una futura base permanente. Gli Stati Uniti puntano a consolidare una rete di cooperazione internazionale, con partner come Europa, Giappone e Canada, in una logica simile a quella della Stazione spaziale internazionale (Iss). Dall’altra parte, la Cina si è rapidamente affermata come una potenza spaziale. Dopo aver completato la sua stazione orbitale Tiangong, e dopo una serie di missioni robotiche di successo, compresa la storica Chang’e 5 per il ritorno di campioni lunari, Pechino ha ora gli occhi puntati sulla superficie lunare con un programma ambizioso: Ilrs, la International lunar research station, in collaborazione con la Russia e altri partner emergenti. La Cina prevede un primo sbarco con equipaggio tra il 2026 e il 2027. A differenza del modello collaborativo occidentale, la strategia cinese punta a costruire una base scientifica autonoma, alimentata da energia nucleare e robot avanzati, con l’obiettivo di stabilire una presenza stabile entro il 2030. Se la corsa spaziale del XX secolo era dominata dalla rivalità ideologica tra Stati Uniti e Urss, quella del XXI secolo riflette le tensioni geopolitiche attuali, in un contesto di competizione strategica tra Washington e Pechino.

La Luna diventa così il banco di prova per nuove tecnologie, ma anche per la capacità di proiezione globale delle due potenze. In gioco ci sono risorse: acqua, elio 3, minerali rari, ma anche influenza politica e diplomatica. Chi stabilirà per primo una base lunare stabile potrebbe dettare le regole della presenza umana nello spazio per i prossimi decenni.


di Michele Bandini