mercoledì 25 giugno 2025
Un giudice si esprime sulla controversia che contrappone Anthropic agli scrittori. Naturalmente la questione in gioco è relativa la copyright. L’Intelligenza artificiale rivale di OpenAI e Google, potrà essere “allenata” con un libro coperto da diritto d’autore, se legalmente comprato. Lo ha stabilito il giudice della corte distrettuale della California settentrionale, William Alsup, riguardo il chatbot Claude e in base alla disciplina del “fair use” prevista dalla legge statunitense sul copyright, paragonando “allenamento” dell’Ia al modo in cui gli esseri umani imparano leggendo i libri. “Siamo lieti che il tribunale abbia riconosciuto l’uso di opere per addestrare i large language models”, ha dichiarato un portavoce di Anthropic. La decisione – che potrebbe creare un importante precedente in un momento in cui il mondo della cultura e dei contenuti guarda all’evolversi dell’Ia – arriva dopo una class action intentata dagli autori Andrea Bartz, Charles Graeber e Kirk Wallace Johnson che hanno accusato Anthropic di aver copiato illegalmente i loro libri per addestrare Claude, il concorrente di ChatGpt.
Secondo i documenti citati dal giudice, Anthropic acquistava libri protetti da copyright, ne scannerizzava le pagine e le archiviava in formato digitale con l’obiettivo di accumulare una biblioteca per addestrare i modelli di Intelligenza artificiale. Il caso procederà invece con un processo per i danni relativi alle copie pirata usate, che secondo il giudice costituisce una violazione del diritto d’autore indipendentemente dall’eventuale utilizzo della formazione. Anthropic ha dichiarato di non essere d’accordo su questa parte della decisione e che sta valutando le proprie azioni legali.
Dai libri alla musica. L’Intelligenza artificiale invade ogni campo dello scibile umano. Infatti, pare che l’assistente Gemini su Android sia stato aggiornato e ora possa identificare le canzoni in ascolto, anche cantate o fischiettate, una funzionalità prima esclusiva del “vecchio” assistente Google. Quando un utente chiede “che canzone è questa?”, Gemini avvia la funzione di ricerca brani nell’app separata Google, che mostrerà la risposta. Non si tratta quindi di un’attività nativa, inserita direttamente nell’Ia generativa, ma di un comando che apre in automatico l’app della ricerca Google. In precedenza, quando veniva chiesto di identificare il brano in riproduzione, Gemini consigliava di installare un’app dedicata. Come identificato dal sito 9to5google, si tratta comunque di una buona notizia per chi era solito utilizzare applicazioni di terze parti per riconoscere le canzoni, come Shazam. La novità è in fase di rilascio per la versione Android di Gemini mentre non è ancora prevista per iPhone. Gemini sta gradualmente sostituendo l’assistente Google sui dispositivi Android e questa transizione dovrebbe essere completata entro la fine del 2025. Gli smartphone della serie Pixel, prodotti da Google, hanno una funzione dedicata al riconoscimento dei brani, che può rispondere anche senza connessione a Internet, grazie al database aggiornato periodicamente. Inoltre, sui Pixel viene creata una cronologia di ascolto personale, che può essere controllata come lista dei brani individuati.
di Redazione