La tecnologia e suoi danni collaterali

lunedì 9 giugno 2025


È ormai un dato di fatto, la tecnologia in tutte le sue forme fa parte del nostro quotidiano. L’evoluzione tecnologica e i nuovi progressi si espandono a maglie larghe raggiungendo ogni spazio della nostra vita. I buoni stradari, sempre presenti nelle nostre auto, sono retaggio di un passato lontanissimo, così come gli strumenti di ascolto della musica come lettori cd e walkman. Oggi la quasi totalità delle azioni che un tempo si svolgeva con strumenti autonomi avviene tramite l’utilizzo di un solo dispositivo: lo smartphone.

Lui è il nostro compagno costante di vita e senza di lui ci sentiamo persi. Se infatti all’improvviso una mattina decidesse di non svegliarsi e di non funzionare più, ci sentiremmo fuori dal mondo. Sarebbe impossibile contattare qualcuno, dal momento che abbiamo perso la capacità di memorizzare, non potremmo più avere i nostri ricordi più cari impressi in foto e video che solo lui conserva. Ma cos’altro comporta utilizzo ossessivo di tale dispositivo? Ebbene non si può ignorare il fatto che gran parte della popolazione − in particolare quella più giovane − è vittima di una vera e propria dipendenza. Una dipendenza che vede tutti noi con il collo chino verso il nostro cellullare. Cosa facciamo? Navighiamo principalmente sui social network, una sorta di ipnosi che porta a passare ore a guardare video e foto di altri.  

I dati diffusi da Save the Children in occasione del lancio della campagna sull’Educazione Digitale, per promuovere un accesso consapevole e sicuro alla rete mostrano, infatti, che in Italia circa un bambino su tre, tra i 6 e i 10 anni (il 32,6 per cento), usa lo smartphone tutti i giorni (in aumento del 14 per cento); mentre il 62,3 per cento dei preadolescenti (11-13 anni) ha almeno un account social, nonostante la legge della privacy  preveda l’età minima di 14 anni (13 anni con l’autorizzazione dei genitori) per fornire il consenso al trattamento dei propri dati online. L’uso problematico dei social riguarda il 15,6 per cento delle ragazze e il 14,1 per cento dei ragazzi  di 11 anni, per poi salire all’età di 13 anni per il genere femminile al 20,5 per cento.

Gabriele Zanardi, neuropsicologo e psicoterapeuta, responsabile dell'area neuroscienze e neuropsicologia del centro Brain&Care di Milano, ha affermato che “la dipendenza da smartphone può avere effetti profondi e simili a quelli delle sostanze stupefacenti”. Perché questo tipo di tecnologia coinvolge meccanismi cerebrali analoghi a quelli attivi nei soggetti tossicodipendenti quali le sensazioni di piacere e motivazione. Con la conseguenza che il rilascio da parte del cervello di dopamina determina “l’attivazione eccessiva di tali circuiti, creando un bisogno compulsivo di verificare continuamente il telefono”. Ma non solo. L’uso eccessivo determina seri problemi di concentrazione, disturbi del sonno e difficoltà nelle relazioni sociali sostiene la psichiatra e psicoterapeuta Tiziana Corteccioni.

Questo significa doverne fare a meno? Certo che no. Occorre educare, soprattutto i più piccoli, ad un uso graduale della tecnologia sensibilizzando i genitori a farsi carico del ruolo di guida nell’uso sicuro della dimensione online e aumentando le conoscenze digitali dei più giovani.

Solo così ogni bambina, bambino e adolescente sarà in grado di individuare i potenziali rischi del web e le opportunità di tali strumenti.


di Ilaria Cartigiano