venerdì 18 aprile 2025
A distanza di 24 ore, sono arrivate due notizie sulla ricerca di vita nello spazio destinate a condizionare la ricerca di prossimi anni.
Da una parte, il telescopio spaziale Jams Webb ha permesso al team guidato da Nikku Madhusudhan, professore di astrofisica all’università di Cambridge, di raccogliere le prove più forti, finora, di attività biologica sul pianeta K2-18b, ricoperto di acqua liquida con un’atmosfera ricca di idrogeno a temperature abitabili, che dista 124 anni luce dalla Terra.
I dati diffusi dall’Astrophysical Journal Letters fanno ritenere “convincenti”, ma non definitive, le scoperte riguardo questo pianeta 8,6 volte più grande della Terra e in orbita attorno a una nana rossa, dato che nessun processo non biologico noto potrebbe giustificare la presenza di una quantità così grande di molecole organiche.
Madhusudhan ha dichiarato che “lo scenario che meglio si adatta ai dati, alla luce di ciò che sappiamo di questo pianeta, è quello di un mondo con un oceano brulicante di vita”.
Dall’altra, i dati inviati sulla Terra dal rover della Nasa Curiosity, in missione su Marte dal 2012, che sta esplorando il cratere Gale, hanno dimostrato la presenza di grandi depositi di carbonati, ovvero dei minerali prodotti dalla CO2 presente nell’antica atmosfera del Pianeta Rosso, quando era ancora caldo e ricco di oceani. Questi dati dimostrano anche come sul Pianeta Rosso in passato fosse attivo il ciclo del carbonio, ovvero lo scambio di carbonio tra atmosfera, oceani e suolo: un processo fondamentale per la vita.
La scoperta, pubblicata sulla rivista Science e coordinata dal gruppo dell’Università canadese di Calgary, prova sostanzialmente l’abitabilità di Marte. Benjamin Tutolo, coordinatore dalla ricerca, ha commentato: “È una svolta sorprendente e importante” perché “ci dice che il pianeta era abitabile”.
Non resta che continuare ad investire nella ricerca per cercare di svelare gli infiniti segreti che il nostro cosmo ci riserva.
di Redazione