martedì 25 marzo 2025
Periodo drammatico, con aspetti che continueranno. Si tratta della deumanizzazione, la perdita del valore umano nei sistemi sociali. La robotizzazione intelligente è un fenomeno evolutivo, un superamento, indipendentemente dalla positività morale. Non si torna indietro, non vale la disputa se l’uomo è individuo sensibile alle passioni e cosciente dell’esistenza e della morte. Conta che il robot intelligente svolga presso che tutte le attività dell’uomo. Per il sistema produttivo, l’uomo è superfluo. Come rimediare alla perdita di lavoro da parte dei singoli individui e delle masse è il vero essenzialissimo problema del futuro imminente. Abbandonare gli inoccupati susciterebbe scardinamenti. Saranno milioni: farne a meno con guerre, con epidemie, non è da escludere. Suscitare luoghi ulteriori, sovraterrestri, è possibile. Anzi, allo studio, una circostanza la aggiungo: scrivo da anni che i sistemi produttivi odierni sono all’eclissi. Se non c’è lavoro umano come dare una retribuzione a chi non lavora? Ecco il baratro del futuro.
Se non vi è retribuzione non vi è consumo. Ecco la voragine. Se la produzione robotica intelligente aumenterà avremo la distorsione di maggiore produzione, minori consumi. Il collasso. Certo si possono inventare altre attività secondo la teoria di Émile Durkheim, il quale sosteneva che l’uomo inventa nuovi lavori appunto allorché non ha lavoro o spingersi alla fantasia di Karl Marx, che riteneva l’uomo privato di lavoro manuale attingere al lavoro intellettuale, ma le ultime relazioni sulla intelligenza artificiale generale espandono l’impiego della Ia da annientare ogni ipotesi di impiego umano. Questo il vero dramma, ravvicinatissimo. Negli Stati Uniti già in atto. Elon Musk, scaraventato in questo futuro, inizia a sostituire persone licenziate con robot! Ma avverrà ovunque. E i Paesi a elevatissima popolazione che attualmente sono favoriti dal costo infimo del lavoro avranno vicissitudini biliari all’avvento consistente dei robot intelligenti. Ma siamo alla prima lettera dell’alfabeto venturo. Lo spazio diverrà la nuova terra. Sempre Elon Musk progetta un viaggio su Marte, e la colonizzazione ai fini abitativi del pianeta è in progetto.
Dal robot intelligente a Marte! Che si rendano fruttiferi i deserti, sondabili gli abissi marini, spezzati i ghiacciai immani sarà amministrazione corrente e la fusione nucleare bussa. Tutto questo svolgimento esige impegno dell’umanità nel suo insieme: siamo obbligati a collaborare. Specialmente a fornire sopravvivenza al declino dell’uomo laborante. Sostentare milioni di persone che non lavorano. Questo esige una giravolta nei sistemi produttivi. E avverrà prestissimo la necessaria modificazione con il distacco della produzione dal lavoro. Il rapporto salario-lavoro è finito. Al dunque: la produzione deve avvenire a fini sociali. Se intendiamo mantenere il profitto mancheranno i compratori. E, sostituendo i lavoratori con i robot, non avremo acquirenti. Ma questo potrebbe suscitare una meravigliosa circostanza. Immane produzione per la società al di là del lavoro. Non sono vaneggiamenti. Qualcuno dovrebbe spiegare a che servono i robot se non a sostituire il lavoro e come può acquistare chi non lavora. Supporre la creazione di altri lavori è insensato: stiamo tentando di sostituire tutti i lavori. La recentissima intelligenza artificiale generale copre presso che tutte le operazioni umane. Non possiamo sforzarci di fare a meno dell’uomo e pretendere che l’uomo acquisti. Ne viene che dovremo rendere sociale la produzione. O minimizzare i costi e fornire con apporto il risicato lavoro. Mi limito a evidenziare la complicazione tra disoccupazione da tecnologia robotica. È un territorio sconosciuto. Spedire gli inoccupati su Marte, risolverebbe?
di Antonio Saccà