martedì 16 luglio 2024
C’è molta Italia nel settore aerospaziale europeo. Sul piano industriale è Avio a portare la bandiera. Con i circa 30 milioni di euro di fatturato l’Europa torna a essere una protagonista di rilievo nello sviluppo delle infrastrutture dell’aerospazio. In questo quadro, anche se il Parlamento e il Governo del nostro Paese hanno fatto registrare battute d’arresto, il gruppo Avio di Colleferro (il cui maggiore azionista è Leonardo) ha un ruolo di primo piano con i suoi mille dipendenti tra Italia, Francia e Guyana francese, di cui quasi 900 nel Lazio. Il recente successo del lancio di Ariane 6 (il razzo vettore europeo di 62 metri messo in orbita il 9 luglio) ha riaperto la partita del futuro spaziale, anche per Bruxelles. Certo, il confronto con SpaceX di Elon Musk, Starlink e la costellazione di Kuiper di Amazon e Jeff Bezos è meno improbo dopo il flop del Falcon 9, anche se incombe la sfida dei cinesi, che di recente hanno raggiunto la parte nascosta della Luna.
L’Italia qualche passo avanti lo sta facendo come dimostrano la carica di ceo del Cern di Ginevra, Fabiola Gianotti (di cui l’Italia è partner dal 1954 come Paese fondatore e a cui versa quasi il 12 per cento del bilancio complessivo), e i tanti ingegneri, fisici e matematici che lavorano in molti istituti di ricerca e in Università europee e americane. L’amministratore delegato di Avio, Giulio Ranzo, ha sottolineato che l’azienda con i programmi Ariane 6 e Vega si pone tra i gruppi che meglio operano nel settore dei lanciatori e della propulsione applicati a sistemi di lancio, missili e satelliti.
Le sfide si fanno ora serrate. Nelle settimane scorse, i Paesi membri dell’Agenzia spaziale europea (Esa) hanno deciso di consentire che Avio possa iniziare la commercializzazione dei servizi di lancio del settore Vega. Dal Consiglio Esa di Siviglia del novembre 2023 si è innescato un processo di liberalizzazione che permette ad Avio di essere il primo contractor del vettore, nato da un progetto italiano e finanziato da Palazzo Chigi attraverso l’Asi. L’aerospazio è un settore fondamentale soprattutto nel Lazio, dove il giro d’affari raggiunge i 5 miliardi di euro, con 250 imprese che occupano complessivamente 23.500 lavoratori.
In Italia non si è proceduto sempre in maniera spedita a causa di contrasti politici ed economici. Quindi, il lancio di Ariane 6 dovrebbe chiudere le polemiche sui 4 anni di ritardo nella tabella originale di marcia. Il volo del 9 luglio non è infatti fine a se stesso: ha trasportato micro-satelliti di circa 20 Università, imprese e startup. Dal punto di vista commerciale, ha buone prospettive con un portafoglio-ordini già pieno per una decina di voli prenotati, tra cui quelli di Amazon ed Eumetsat. C’è comunque un problema relativo ai costi di gestione, che impensierisce per il fatto che Ariane 6 non spossa essere riutilizzabile come Falcon 9 di Musk che è andato nello spazio e tornato a terra una ventina di volte.
Le sfide che si intravedono per i prossimi anni (satelliti per le trasmissioni televisive, per il miglioramento dei dati meteo, sonde sulla Luna o su Marte) pongono all’Esa (al direttore generale, Josef Aschbacher e al Consiglio di amministrazione) la necessità di accelerare programmi e investimenti, per consolidare l’autonomia europea nello spazio e, in futuro, unificare l’organizzazione tra Esa ed Enti europei. Si può affermare che con il lancio del razzo Araiane 6 potrebbero cambiare gli equilibri della “space economy europea”? In realtà, c’è ancora molto da lavorare. Il razzo Vega-C ha avuto problemi tecnici durante il suo secondo lancio nel dicembre 2022, poi sono arrivate le restrizioni causate dalla guerra in Ucraina. Ora Avio ha riprogettato il razzo che può effettuare manovre in orbite a quote diverse.
di Sergio Menicucci