mercoledì 25 ottobre 2023
Guai per Meta. Alcuni Stati degli Usa hanno fatto causa al gigante hi-tech, che è stato accusato di mettere in atto dei meccanismi che avrebbero creato dipendenza negli utenti più giovani di Instagram e Facebook, danneggiandone la salute “mentale e fisica”. Secondo i procuratori generali che hanno depositato la denuncia presso un tribunale californiano, “Meta ha sfruttato tecnologie potenti e senza precedenti per attrarre e infine intrappolare giovani e adolescenti al fine di ottenere un profitto”. Come riportato dall’Agi, gli Stati a stelle e strisce hanno sottolineato che la società avrebbe nascosto “il modo in cui queste piattaforme sfruttano e manipolano i consumatori più vulnerabili”, trascurando così i possibili danni causati alla “salute mentale e fisica dei giovani della nostra nazione”.
“I bambini e gli adolescenti soffrono di livelli record di cattiva salute mentale e la colpa è delle società di social media come Meta” – come indicato dall’agenzia di stampa – è quanto affermato dal procuratore generale di New York, Letitia James, in una dichiarazione che ha annunciato la causa. Un’azione legale, quindi, che avrebbe messo nel mirino la piattaforma di Mark Zuckerberg per aver introdotto funzioni dannose su Instagram e Facebook per creare dipendenza nei bambini e nei teenager. Gli stessi Stati americani hanno raccontato che Meta raccoglierebbe i dati dei bambini sotto i 13 anni, senza informare i genitori o senza ottenere il loro consenso.
Il portavoce di Meta, Andy Stone, ha commentato: “Condividiamo l’impegno dei procuratori generali nel fornire agli adolescenti esperienze online sicure e positive e abbiamo già introdotto oltre 30 strumenti per supportare gli adolescenti e le loro famiglie. Siamo delusi dal fatto che, invece di lavorare in modo produttivo con le aziende di tutto il settore per creare standard chiari e adeguati all’età per le numerose app utilizzate dagli adolescenti, i procuratori generali abbiano scelto questa strada”. Eppure, dall’ufficio di James – viene sottolineato in una nota – è rimarcato un aspetto: “Sebbene Meta abbia pubblicamente negato e minimizzato questi effetti dannosi, non può invocare in modo credibile l’ignoranza”. E ancora: “I documenti di ricerca interni di Meta mostrano la consapevolezza che i suoi prodotti danneggiano i giovani utenti. In effetti, gli studi interni commissionati da Meta – e tenuti riservati fino a quando non sono stati divulgati da un informatore e segnalati pubblicamente – rivelano che Meta è a conoscenza da anni di questi gravi danni associati al tempo trascorso dai giovani utenti sulle sue piattaforme”.
di Tommaso Zuccai