Non decimiamoci

giovedì 28 settembre 2023


Per gli analisti della società è tempo di vendemmia. Se la sociologia nasce, come scrivo nella succinta Storia della Sociologia (Newton Compton Editori) dall’avvertenza del mutamento, una società stabile non incuriosisce o incuriosisce senza dare fonte a una scienza autonoma, infatti elementi sociologici esistono negli storici e nei filosofi. Ebbene, epoca metamorfica quanto la nostra è arduo scovarla. Niente e nessuno al posto segnato. Del resto, non vi è posto segnato o se vi è lo si rifiuta. L’Occidente vuole controllare il pianeta? Manco a pensarlo. Africa, Sud America, Asia, Medio Oriente, mancano i pianeti. Per il resto è una valanga contestativa. Epoca della disobbedienza. Il multilateralismo è, agli occhi degli occidentali, disobbedienza. Vi è un etnocentrismo occidentale sfacciato, riteniamo di costituire società libere e democratiche. A riguardo un convegno: Diritti umani alla prova del nuovo millennio, Camera dei deputati, coordinato da Enea Franza, nel quale si è trattato, appunto, questo argomento cruciale: oltre a difendere per noi libertà e democrazia dobbiamo proporle fuori di noi? E con quali mezzi? Persuasione, guerra? E possiamo realisticamente, nei fatti, ostracizzare Paesi non liberali, non democratici, ad esempio scindendo le relazioni commerciali, ponendo sanzioni?

E questo non rischia di inimicarci settori del mondo e, paradossalmente, unirli contro di noi? E che percezione hanno i Paesi ostracizzati: che noi vogliamo liberi o che siano dominati da noi, in quanto popoli liberi e democratici? E se la scelta di altri Paesi fosse non la libertà ma la potenza e la libertà pluralistica apparisse individualismo, sconosciuto nei Paesi musulmani, in Cina, in India, almeno nella concezione di individuo critico? Sono Paesi dove ancora regge “una” concezione, confuciana, induista, islamica, non è esistito il conflitto Chiesa-Stato fondamento della nostra società moderna. Un accenno. Quando sarò in condizioni avrò piacere di condividere qualche proposito pubblico su tali argomenti con Enea Franza. Sono temi decisivi. Come lo sono i temi di un altro convegno alla Biblioteca nazionale centrale di Roma, Castro Pretorio.

È Maria Grazia Melchionni che lo promuove, direttrice del Rivista di studi politici internazionali. Si discuteva del nuovo ordine mondale. L’ho accennavo. Siamo nell’epoca dei subbugli, tutto in movimento: l’Occidente stenta a farsi reggitore esclusivo o prevalente dell’ordine. Varie formazioni ne intaccano la pretesa e in ogni campo: monetario, commerciale, territoriale, demografico, militare. Qualcuno crede possibile una vittoria e una successiva convivenza? Certo, se ne diceva all’incontro: la pace perpetua è illusionismo non meno della guerra perpetua. E si precisava che siamo statisticamente “maturati” per guerre di consistentissima dimensione. Al fantasma tremendo, teschi forme della guerra va aggregato un altro fantasma, e sono entrambi fantasmi mortiferi, la pandemia, anzi la neo-pandemia. Abbiamo un aggiornamento (quasi) umoristico. Si prospetta una sicura pandemia, in giro tanti virus, uno più antivitale dell’altro, finché ci sarà il virus vincitore il quale falcidierà cinquanta milioni di cittadini del mondo, una nazione, più del doppio della pandemia trascorsa, che non si nega del tutto, comunque.

Ma abbiamo l’elisir, di forgia prossima, pensate, non sappiamo che virus risulterà campione però gli involontari umoristi sanno che in cento giorni scoveremo il vaccino. Un antidoto prima del male è una vicenda quasi metafisica (chi ha creato Dio?), misteri del genere. Come è abbastanza sospettato, taluni, del resto palesemente, ritengono l’umanità in numero esagerato rispetto alla possibilità di mantenimento. È la concezione di Thomas Robert Malthus semplificata. Dunque, necessita una riduzione. Guerre e pandemie sono mezzi idonei a tale fine. Procediamo. La rinnovata celebrazione della virtù distruttiva delle armi, a chi le forgia micidiali, rientra in questa esaltazione del contenimento della popolazione. La strabiliante pandemia curata da vaccini che non impedirebbero cinquanta milioni di fuoriusciti dalla vita, rientra anchessa in questo trionfo della morte. Qualcuno ci vuole indurre a tanto fatalismo: gli anni venturi anni di morituri?

Un Medioevo dove campeggia la morte senza la fede che rendeva la morte un ottimo passaggio per l’eternità. Questo significa che ci sono dei progetti riduttivi della nostra specie? Parliamone a nudo. Anche perché dobbiamo aggiungere l’automazione con intelligenza artificiale che farà deserto dell’uomo. L’uomo è in numero eccessivo e superato, superfluo? Certo, immense imprese con automi intelligenti sufficienti, e minimi esseri umani stabilirebbero un pianeta calmissimo, obbediente. Con un problema: se manca l’umanità produrremo ma chi consumerà? Sembrano fantasie, no, sono già realtà. Per vie traverse stiamo tentando di ridurre la popolazione e automatizzare il sistema produttivo. Si prepara l’umanità all’autodistruzione, a convincerla alla guerra, alla pandemia, alla riduzione? Anche l’esasperata questione ambientale serve a decimare l’umanità? E l’inflazione? Sia chiaro: l’automazione eliminerà il lavoro (i lavoratori), l’uomo è superfluo, eliminarlo ampiamente risolverebbe.

Ma sarebbe un omicidio-suicidio. Contro questa “razionalità” occorre cambiare i sistemi sociali, produrre massimamente e distribuire invasivamente anche con il minimo lavoro umano, la produzione nascerà dalle macchine ma a beneficio dell’umanità. È un’ipotesi da considerare, alla lontana, ma da considerare. La distribuzione della produzione per i bisogni dell’umanità, non la riduzione dell’umanità. Ci avventuriamo in questa scommessa, altrimenti ci aspettano guerre, pandemie, decimazione, la macabra convinzione che assottigliando i viventi vi sarà ambiente nettato, lavoro, salute. Ma non vi sarà l’uomo, la vita!


di Antonio Saccà