Backup dati: il 21 per cento degli utenti non lo ha mai fatto

giovedì 30 marzo 2023


Un po’ come il comando Control+S (salvataggio), il backup dei dati è diventata una procedura standard e talvolta quotidiana di tutti coloro che lavorano con un pc. La comodità di avere intere stanze “piene” di documenti a portata di click – senza dover ingombrare dello spazio reale – però comporta il terrore di perdere tutte le informazioni messe da parte. Se la casa nasconde ma non ruba, allora l’archiviazione digitale elimina per sempre. Basta premere un tasto sbagliato, o che la mano scivoli sulla tastiera, ed ecco che il file viene eliminato. Domani, 31 marzo, sarà il World backup day, la giornata mondiale della duplicazione dei documenti. La ricorrenza è stata istituita 12 anni fa, e fa leva sull’importanza di avere sempre un piano B nel caso alcuni file diventino inaccessibili, sia per attacchi informatici, per malfunzionamenti o incidenti di vario tipo.

Il backup, con l’avvento della pandemia di Covid-19 e del conseguente smart working a tappeto, è diventato un cardine sempre più essenziale per le aziende e gli utenti in genere. Il Ponemon institute, una compagnia che opera nella ricerca e nell’educazione informatica (con un occhio di riguardo per la privacy), ha pubblicato uno studio secondo cui il 29 per cento della perdita di dati a livello globale è accidentale. Secondo l’organizzazione, quasi un terzo di tutti i pc esistenti al mondo è stato già infettato da almeno un virus, in uno scenario in cui il 21 per cento delle persone non ha mai eseguito un backup.

“La disponibilità di dispositivi sempre più potenti e pervasivi, dove salvare contatti, documenti, foto e video, mette costantemente a rischio ciascuno di noi, se non ci premuriamo di garantirci un’ancora di salvezza, che per il privato cittadino può certamente essere rappresentata dal backup, meglio se ridondato tra dispositivi e cloud”, ha sottolineato Alessio Pennasilico, del Comitato scientifico di Clusit, l’Associazione italiana per la sicurezza informatica. Per tenere al sicuro i propri file, l’Organizzazione consiglia a tutti gli utenti di “dotarsi di un piano di continuità operativa e di tenerlo aggiornato via via che l’organizzazione evolve”, ma anche di “implementare un ambiente di disaster recovery, magari in cloud, in grado di garantire la continuità aziendale”.


di Zaccaria Trevi