Social, quasi metà dei ragazzi ritocca le foto da pubblicare

lunedì 27 febbraio 2023


L’ansia da social colpisce i ragazzi. La metà dei giovanissimi ritocca le foto prima di postarle sui Instagram. Il 49,2 per cento dei ragazzi dichiara di editare le foto che vuole pubblicare sui social. È uno dei dati che emerge dall’indagine preliminare del progetto SatisFace dell’Università Vita-Salute San Raffaele e del Cussb (Centro universitario di statistica per le scienze biomediche), che mira a esplorare il tema dell’immagine digitale con una ricerca incentrata sul viso. Dall’analisi emerge che i social più utilizzati dai giovanissimi sono WhatsApp (92.5 per cento), TikTok (88.3 per cento), Instagram (76.7 per cento) e YouTube (75 per cento). Il 65.9 per cento dice di trascorrervi fino a 4 ore (il 37.5 per cento, da 2 a 4 ore). Più tempo sui social – dicono gli esperti – equivale ad una maggiore ansia da aspetto fisico e manipolazione più frequente delle foto: solo il 25.4 per cento è soddisfatto al primo scatto, il 36.8 per cento dichiara di eliminare 2-5 selfie tra quelli scattati.

La manipolazione riguarda principalmente l’alterazione di caratteristiche fisiche e l’uso di filtri interattivi divertenti. Gli studenti, poi, esprimono preoccupazioni per un utilizzo non appropriato delle foto condivise nei social, che possono essere “manomesse-ritoccate” o utilizzate con finalità diverse da quelle di partenze (web-related anxiety) e sono consapevoli dei rischi della condivisione. Con riferimento al “digital-self” gli esperti notano che “depressione e ansia da aspetto sono maggiori tanto più bassa è la percezione della propria immagine corporea e tanto più alta è la manipolazione fotografica e il controllo sull’immagine corporea”. La coordinatrice del progetto Chiara Brombin sostiene di avere “rilevato un notevole interesse degli studenti e dei docenti su un tema così complesso come quello dell’uso delle tecnologie digitali e il rapporto con la propria immagine. Interesse percepibile anche nei genitori, forse i più in difficoltà nel seguire le conseguenze della rapida evoluzione dei meccanismi psicologici generati dall’uso del digitale sui propri figli. Il progetto ha una finalità scientifica con immediate ricadute pratiche”.


di Redazione