“Banda larga” e sicurezza digitale: nodi irrisolti

martedì 14 febbraio 2023


Il Covid avrebbe dovuto insegnare più di qualcosa. No, invece. Si arriva all’appuntamento della prossima, annunciata, pandemia in condizioni se possibile, anche peggiori.

L’Italia, la sua classe politica, dovrebbero affrontare con urgenza e determinazione la questione della “banda larga” che si sviluppa in modo diseguale e carente: non c’è un soddisfacente network delle comunicazioni, questo penalizza le comunità locali, quelle più difficilmente raggiungibili con i mezzi tradizionali. Gli ospedali, gli studi medici, le scuole, le università, i laboratori, in larga misura ancora non possono fare uso di reti veloci per la trasmissione dei dati, questo comporta inaccettabili disuguaglianze e conseguenze socio-economiche gravose.

Non si investe in modo adeguato su Sanità e Scuola, con conseguenze pesantissime sul presente, ma ancor più sul futuro prossimo.

Nei mesi del Covid il nostro Paese ha patito pesantissime offensive sotto forma di fake news di origine russa, cinese e iraniana; l’obiettivo era di imputare a Stati Uniti e Unione europea la responsabilità della pandemia. Lo scopo, in parte raggiunto, indebolire e delegittimare i regimi democratici, per loro natura fragili se non sanno dotarsi di efficaci anticorpi. Sul fronte delle minacce cyber siamo più che indietro, più che indifesi. Dotarsi di scudi efficaci da questi attacchi digitali è parte integrante della sicurezza del Paese.

Questi sono i problemi sul tappeto; le questioni reali; le scommesse da giocare. Sentite un leader di partito, non importa se di maggioranza o opposizione, farne anche solo cenno? No, per la semplice ragione che non ne parlano; forse neppure sono consapevoli dell’urgenza e della gravità di queste questioni. Essere esclusi dai tavoli che contano, è una conseguenza logica.


di Valter Vecellio