Ransomware e Garante sono gli incubi delle aziende

venerdì 14 ottobre 2022


Dal rapporto pubblicato da Federprivacy a seguito di un sondaggio condotto su 1123 professionisti italiani specializzati nella sicurezza informatica, emerge che il ransomware – un virus che blocca momentaneamente l’accesso a un dispositivo, richiedendo un riscatto da pagare per rimuovere la limitazione – è la minaccia più temuta dalle aziende dello Stivale. Inoltre, il 53 per cento degli intervistati è più preoccupato da un’eventuale ispezione del Garante della Privacy che da un’eventuale nuova pandemia (17,2 per cento).

Nel 70,8 per cento dei casi, potrebbe essere la sottovalutazione dei rischi a causare un attacco hacker efficace. Seguono, tra le preoccupazioni, l’incompetenza degli addetti che trattano i dati (64 per cento) e la preparazione insufficiente dello stesso data protection officer – figura introdotta dal Regolamento generale sulla protezione dei dati (Gdpr) – e il 77 per cento di essi teme di essere processato dal management per una criticità gestita male. Il 76 per cento degli intervistati crede sia “molto probabile” che prima o poi dovrà sporcarsi le mani durante un’emergenza, mentre uno su cinque ammette di dover affrontare situazioni del genere già nel presente.

Prevenire, come sempre, è meglio che curare. Il 67,9 per cento degli addetti ai lavori intervistati pensa che sia necessario rafforzare la propria formazione, soprattutto riguardo a casi complessi ed emergenze. Poi, più della metà (55,3 per cento) sente il bisogno di approfondire le conoscenze nel campo della cybersecurity.

IL PERICOLO DEL GARANTE O DI UNA BRECCIA

Certo, il ransomware è il nemico pubblico numero uno, ma non è il solo. Il 79 per cento dei data protection officer è preoccupato dalle cosiddette data breach, ovvero fughe di informazioni sensibili. Attenzione però, questi dati non fanno gola esclusivamente ai cybercriminali: il 53,2 per cento degli intervistati si preoccupa al pensiero che il Garante o il Nucleo Privacy della Guardia di Finanza possano intromettersi – attraverso un’ispezione – nelle questioni delle aziende. In secondo piano tra i grattacapi dei dpo si trovano le conseguenze di un’eventuale nuova emergenza sanitaria (17,2 per cento), gli effetti dei disastri naturali come allagamenti e incendi (15,4 per cento) e i blackout (6,7 per cento).


di Zaccaria Trevi