venerdì 8 marzo 2019
Era il 13 marzo 1969, quando l’Apollo 9 si tuffava nell’Atlantico dopo aver testato in orbita il modulo Lem, aprendo la strada al primo volo umano sulla Luna. Oggi, a 50 anni di distanza, un altro tuffo nell’Atlantico, quello della capsula Crew Dragon della SpaceX di Elon Musk, apre la nuova era commerciale dei voli umani nello spazio, restituendo agli Stati Uniti l’autonomia nel trasporto di astronauti a otto anni dall’uscita di scena dello Space Shuttle. Un passaggio storico, che già in luglio permetterà di portare sulla Stazione spaziale internazionale (Iss) i primi due passeggeri, gli astronauti Doug Hurley e Bob Behnken. Grande l’entusiasmo dell’amministratore capo della Nasa, Jim Bridenstine, che a pochi minuti dall’ammaraggio di Crew Dragon ha riassunto in un tweet il senso della giornata. Il successo della missione dimostrativa Demo-1, ha scritto, “segna un’altra pietra miliare in una nuova era per il volo umano nello spazio”. Il programma per i voli commerciali della Nasa, ha aggiunto “fa un ulteriore passo avanti verso il lancio di astronauti americani su razzi americani dal suolo americano”.
Un bagliore nel cielo azzurro della Florida, quattro paracaduti dispiegati al vento e poi lo splashdown: si è conclusa così senza intoppi la prima avventura di Crew Dragon, lanciata da Cape Canaveral lo scorso 2 marzo con il razzo Falcon 9: a bordo oltre 180 chilogrammi di materiali e rifornimenti destinati alla Stazione spaziale e un viaggiatore d’eccezione, il manichino Ripley, dotato di sensori per misurare le sollecitazioni a cui saranno sottoposti gli astronauti in carne e ossa che partiranno in estate.
Domenica 3 marzo l’atteso attracco al modulo Harmony della Iss, avvenuto in modo del tutto automatico senza l’intervento del braccio robotico. Infine, dopo cinque giorni di “parcheggio”, questa mattina la capsula ha chiuso il portello e alle 8,32 italiane si è sganciata dalla Stazione spaziale, iniziando il viaggio di rientro. Intorno alle 13,50 si è separata dal compartimento non pressurizzato contenente il pannello solare e il radiatore, e subito dopo ha acceso i suoi propulsori per abbandonare l’orbita: l’operazione ha richiesto 15 minuti e mezzo e ha permesso a Crew Dragon di mettersi in rotta verso l’atmosfera terrestre, mentre al largo della costa della Florida era già in posizione la nave “Go Searcher” per il recupero in mare. La discesa della capsula è durata poco più di mezz’ora: frenata negli ultimi minuti dall’apertura dei paracaduti, si è conclusa con un tuffo nell’oceano tra gli applausi scroscianti dei tecnici della Nasa nella sala di controllo.
di Redazione