Netflix, il nemico è ormai alle porte

mercoledì 17 giugno 2015


Sono molti mesi che, a più riprese, abbiamo sentito parlare dell’arrivo di Netflix in Italia. In diverse occasioni l’annuncio calendarizzava lo sbarco per fine 2015, ma senza una data attendibile. Solo poche settimane fa, finalmente, è giunta la notizia di una data certa. Sarà il prossimo ottobre. Il mondo della “vecchia televisione” cerca di correre ai ripari, terrorizzato dall’effetto dirompente che il gigante dell’online video possa avere sul mercato nazionale.

Non vogliamo certo liquidare la vicenda sostenendo si tratti di timori infondati – del resto Netflix è un colosso presente in oltre 50 Paesi che conta 62 milioni di abbonati – esistono tuttavia delle caratteristiche strutturali del nostro mercato nazionale che dovrebbero garantire sonni tranquilli – almeno nel breve periodo – ai vecchi produttori di contenuti. Per quanto ci si lamenti spesso dell’italica offerta televisiva, va riconosciuto che spesso si tratta di un palinsesto qualitativamente più ricco rispetto a quello di molti altri paesi europei. In seconda battuta va considerato che in Italia la televisione ha una penetrazione e un radicamento così capillare che è difficile pensare ad una migrazione di massa verso nuove forme di fruizione. Non rappresenta un elemento marginale a questo proposito l’età della popolazione – e gli over 60 sono una cospicua fetta dell’audience – che, per analfabetismo digitale, abitudine o pigrizia – non rimpiazzeranno il vecchio televisore con più moderni device dai quali fruire contenuti in streaming o on demand.

A ciò va aggiunta una ulteriore peculiarità, legata al fattore linguistico. L’Italia, insieme alla Spagna e a pochi altri contesti, è solita fruire contenuti doppiati. Non sarà certo Netflix a introdurre prodotti in inglese sottotitolati con grandi chance di successo. E questo produce un inevitabile crash nel meccanismo dell’offerta a basso costo che il gigante americano propone. Il “Pacchetto Netflix” prevede infatti un catalogo offerto ad un costo mensile inferiore ai 10 euro. Il doppiaggio dei prodotti – ammesso che il gigante sia disposto a introdurre questo servizio – impedirebbe un’offerta tanto competitiva. E quindi per quale ragione l’italiano medio dovrebbe abbracciare il nuovo player? In Italia del resto esistono già due piattaforme di pay tv, con un catalogo complessivamente ampio: Sky Italia e Mediaset Premium, ivi comprese le partite di calcio non trasmesse in chiaro (che costituiscono da sempre un elemento di indiscusso appeal).

Insomma, a dirla tutta, i rischi, almeno nel nostro mercato peninsulare sembrano più limitati di quanto si voglia far credere. Ma del resto lo scarso entusiasmo sembra essere un trend europeo e non soltanto “made in Italy”. Netflix conta ad oggi oltre 62 milioni di abbonati, ma soltanto 21 milioni provengono dal mercato extra statunitense. E non sono in vertiginosa crescita. Basti pensare che lo scorso anno ammontavano a 18 milioni. Netflix, all’interno del mercato europeo è già presente in Scandinavia, Olanda, Francia, Germania, Regno Unito, Austria, Svizzera, Belgio e Lussemburgo. L’arrivo in Italia si accompagnerebbe a quello in Spagna e Portogallo, per riempire i tasselli ulteriori dello scacchiere. Nell’immediato Netflix produrrà una ulteriore diversificazione dell’offerta e probabilmente, maggiore competizione nel mercato audiovisivo, ma la destabilizzazione dei broadcaster locali non sembra un rischio immediato. Ad avvalorare questa ipotesi va ricordato che esiste un problema di infrastruttura. Nelle ore di picco la nostra banda (ahinoi non esattamente larga!?!) sarà in grado di supportare un traffico tanto pesante? Ci permettiamo di dubitarne…


di Elena D’Alessandri